Facile dire: sono la fotocopia degli AC/DC. Ma per gli amanti dell’hard rock, e intendo quello veramente duro, gli Airbourne rappresentano la nuova generazione. Dopo due anni in giro per il mondo a promuovere il loro primo album “Running Wild” con concerti mozzafiato, è uscito (finalmente) il loro secondo lavoro: “No Guts No Glory”. Che il loro sound sia completamente ispirato agli AC/DC è innegabile, ma oltre al sound i quattro australiani hanno carpito alla perfezione quella che è la filosofia del loro gruppo di riferimento: concerti da paura, totale devozione al Dio del Rock, nessuna ballata e album che non si allontanano troppo l’uno dall’atro; infatti, il nuovo lavoro è la “copia” stilistica del precedente.
Molti considerano quindi gli Airbourne come una cover-band degli AC/DC, scordandosi di molti gruppi che seguirono la corrente dei fratelli Young (Rhyno Bucket e Krokus su tutti) in maniera molto più spudorata e sicuramente prima. Tanti critici diffamano questo gruppo, però si scordano che la musica moderna deriva dal blues che è basato su dei canoni fissi; nel rock n’ roll Elvis, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Fats Domino e Little Richards facevano tutti la stessa cosa, ma sono passati alla storia comunque, perché quello era un genere musicale, proprio come questo. L’unica differenza è che trova pochi esponenti.
Questo gruppo, quindi, va preso così, senza troppe pretese, perché questi ragazzi non vogliono essere considerati come innovatori in campo musicale; il loro è un omaggio a quello che è stato per loro il rock con cui sono cresciuti. Una musica tradizionalista, che ha avuto il suo apice nel passato e che oggi sopravvive proprio grazie a inguaribili rockettari di cinquanta e passa anni e a cuori anacronistici come gli Airbourne e come noi, cui riff così fanno bollire il sangue nelle vene.
È un album festaiolo e “fomentone” allo stesso tempo, una scarica di adrenalina pura: non si può star fermi. Brani travolgenti come Get Busy Livin’ o It Ain’t Over Till It’s Over, aggressivi come Raise The Flag o Born To Kill, festaioli come Bad, Blond and Beautiful o Chewin’ The Fat: questa è la ricetta. Riff a manetta, strutture semplici, canto selvaggio e tanta birra, in pratica rock allo stato puro. L’omogeneità del cd inoltre aiuta l’ascolto e quindi non ci si annoia mai. Le linee melodiche della voce a volte sono un po’ ripetitive ma in caso non l’aveste capito, ve lo ripeto: non importa, le canzoni coinvolgono più che mai ed è questo l’importante. La versione standard si chiude ovviamente con altri due figli dell´era classica, Overdrive e Back on the Bottle (assolutamente devastante la seconda). È stata pubblicata anche la versione “Special Edition” che contiene all’interno ben cinque inediti.
Molti considerano quest’album inferiore al precedente “Running Wild”; forse si, ma va considerato che fu come un fulmine a ciel sereno, erano decenni che non si sentiva un sound come quello alla radio proposto da un gruppo giovane e questo forse condiziona un po’ i criteri di giudizio. Resta il fatto che sarà una delle uscite migliori dell’anno e che sicuramente soddisferà chi ha amato l’Hard Rock del passato e il loro debutto.
È proprio il caso di dirlo: “Stand Up For Rock n’ Roll”.
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