Mademoiselle Alison Goldfrapp ricomincia da qui: dopo il capitolo ambizioso e dai toni soffusi e acustici-psichedelici di “Seventh Tree” arriva il cambio di direzione di “Head First”. Che non è sistematico e pragmatico come il titolo sembra suggerire, invece è un abbandono agli spazi dilatati e ariosi dell’innamoramento e dell’amore; soprattutto nel suono, che si apre alla gioia e alle suggestioni sintetiche di Giorgio Moroder e alla dance degli Eurythmics, o della prima Madonna. Un bel colpo di spungna rispetto alle atmosfere folk e misteriose del precedente lavoro, ma in perfetta linea di continuità con quello che ormai si ricinosce come lo ‘stile Goldfrapp’: eleganza, sontuosità, carisma |