“Scratch My Back” è il titolo di questo atteso lavoro dell�ex Genesis. Mai in linea con il sistema, è un innovatore e manipolare d�arte. E anche questa volta non smentisce la sua attitudine. Un lavoro che sposta l�attenzione dell�ascoltatore, che disorientata, ma che non toglie l�identità originale del pezzo. Prima analisi da compiere e sul metodo di registrazione del disco, inciso escludendo strumenti come chitarra e batteria. Con queste premesse già si capisce l�orientamento del lavoro che segue una dimensione più orchestrale, un utilizzo di elementi originali per le tessiture dei brani. Il livello si alza, lo spessore artistico diventa ingombrante quando le interpretazioni riguardano classici della musica, canzoni di David Bowie, Radiohead, Neil Young, Arcade Fire, Lou Reed, Talking Heads, Bon Iver e molti altri, che reinterpreteranno l’un l’altro le rispettive canzoni.
Un viaggio tra capolavori orchestrati in maniera impeccabile, che assumono una nuova veste. Un ulteriore riconoscimento del valore artistico di ogni brano selezionato da Gabriel, che mantiene la sua personalità nonostante cambi la cornice sonora. Ha fatto un lavoro sull�anima musicale delle canzoni. Ad aprire il set il sofisticato soffio della riflessiva Heroes (David Bowie), la raffinata The Boy In The Bubble di Paul Simon, le atmosfere romantiche di The Power Of Heart di Lou Reed, il potente viaggio musicale di Mirrorball degli Elbow e l’epico arrangiamento di My Body Is A Cage degli Arcade Fire. Ad aiutarlo nel realizzare l’eclettica gamma di pezzi classici e di culto presenti sull’album, Peter Gabriel ha voluto il compositore ed arrangiatore John Metcalfe, ex membro dei Durutti Column, il produttore Bob Ezrin (tra i suoi crediti nientemeno che “The Wall” dei Pink Floyd e “Berlin” di Lou Reed), e l’ingegnere del suono Tchad Blake (Suzanne Vega, Sheryl Crow, Tom Waits). Un ulteriore riconoscimento che va ad aggiungersi al suo importante contributo fornito alla musica. Ineccepibile!
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