L’IT Factor o ce l’hai o ti attacchi; puoi studiare, provare, inventare, ma sarai sempre un infiltrato. Adam Green è uno che trasformerebbe anche un karaoke in una prova di presenza scenica, perché dalla sua ha un carisma spropositato quanto il suo ego ed una voce che ripercorre ogni possibile sfumatura di intimità. Per un ragazzo di nemmeno 30 anni arrivare ad un sesto album riproponendo diverse gradazioni del sé (crooner gggiovane? Paroliere d’azzardo? Talento sull’orlo di una crisi di nervi? Tutte vanno bene) non è male; qui, peraltro, sembra crogiolarsi meno nell’autocompiacimento della sua bravura ed intensità, e noi ci divertiamo di più. Suona quasi tutto da solo causa sociofobie (sic). |