Difficile dire quale sia il fascino che emana “Semper biot”, un disco oscuro, sgradevole e malato, che si insinua però nella mente: è il fascino della “Trilogia della città di K.” di Agota Kristof, del canto delle sirene, o quello che ti fa fermare per sbirciare la scena di un incidente stradale. La voce ha un’espressività disorientante, sorretta appena da una musica rarefatta in cui la chitarra acustica è sempre affiancata di volta in volta da pochissimi strumenti, le canzoni scavano fino a scoprire la radice del miglior rock italiano. Dopo i Ritmo Tribale, dopo 12 anni di esilio dalle scene, Stefano “Edda” Rampoldi è tornato. E distilla in 12 tracce i fantasmi e le ossessioni di una vita. |