Al primo ascolto “Humbug” lascia abbastanza sconcertati: mentre “Favourite Worst Nightmare” era in continuità con l’album di esordio “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not”, questo nuovo disco invece segna un cambiamento radicale da quel sound e da quell’approccio alla musica. La produzione di Josh Homme a tratti risulta quasi ingombrante, come nella hard ballad che apre il disco My Propeller, nel singolo Crying Lighting e nella stesura di Fire And The Thud. Più vicine alle sonorità e alla scrittura degli album precedenti sono la lisergica Secret Door e la ballad Cornerstone, oltre alle energiche Potion Approaching e Pretty Visitors. Desideroso di fare un disco più hard il quartetto di Sheffield ha ottenuto un risultato disomogeneo, per quanto bello e piacevole da ascoltare, a dimostrazione della loro capacità di scrivere sempre e comunque grandissime canzoni: il resto, la produzione e il sound, è solo un contorno. Certo un’opera di transizione, verso cosa ancora non si sa.
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