Altro che “Il pericolo di essere liberi”: questo disco avrebbe dovuto chiamarsi “Il pericolo di essere dimenticati”. Triste ma pura verità. Gli Aram Quartet, dopo aver trionfato nella prima edizione di X-Factor, si sono visti rubare la corona che attestava il loro futuro pieno di successo dalla commessa in carriera Giusy Ferreri e dalla sua Non ti scordar mai di me. Una hit madre che ha generato altrettante figlie (Novembre, Stai fermo lì, La scala) che hanno messo il quartetto pugliese in totale ombra. E pure leggermente in imbarazzo (leggi “consegna riconoscimenti a Giusy in loro presenza”). Finita in oscure circostanze la tanto decantata collaborazione con Morgan, gli Aram Quartet sono tornati sulla scena del delitto esattamente un anno dopo con il loro debutto ufficiale, curato da Lucio Fabbri della PFM alle musiche e Kaballà (Mario Venuti, Eros Ramazzotti) ai testi. Il singolo Il pericolo è il mio mestiere racchiude perfettamente le loro intenzioni: diventare i Beatles del Belpaese. Alcuni arrangiamenti vocali sono ben costruiti (Oggi voglio bene al mondo) ed anche gli esperimenti autorali più a rischio non ne escono malconci (la conclusiva Lettere dal fronte). Peccato, però, che il risultato complessivo più che ricordare i Fab Four di Liverpool sia un mix tra Le Vibrazioni e i Pooh. Nulla di male, per carità. Ma queste due, a differenza degli Aram, sono delle band ed hanno un valore aggiunto. Con questa prova, forse, si comprende il perché i gruppi vocali, qui in Italia, non abbiano mai avuto chissà quale gloria.