Il precedente “Soviet Kitsch” sopraggiunse come un fulmine a ciel sereno, inarrivabile nella sua ingenuità e maldestra sobrietà di voce e pianoforte (seppur suonato sotto ottemperanze simil-alcooliche).
Dopo quella rigenerante doccia fredda, dei cui benefici stiamo tuttora godendo, Regina Spektor ci ha confezionato un altro esercizio di classe, “Begin To Hope”. L’età dell’innocenza è andata, Regina qui è molto più ‘sgamata’; e così la produzione schizza, il ritmo è più regolare, i tasti di pianoforte più scanditi, la voce ammorbidita e come sotto Prozac, lineare e pulita.
Risultato: “Begin To Hope” è un gran bel disco, ma anni luce dal botto di “Soviet Kitsch”. Ce ne faremo una ragione? |