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ALESSANDRO GRAZIAN |
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CADUTO |
Non amo i preamboli, ma non posso sottrarmi a una breve premessa, o rischio di essere fraintesa. Ogni volta che mi avvicino al cantautorato italiano sono pervasa da un inspiegabile disagio. Colpa della mia scarsa sensibilità verso un certo tipo di scrittura? Forse. Colpa di uno stato asfittico del cantautorato italiano? Meno probabile, ma concedetemi il beneficio del dubbio. Di fronte al debutto di Alessandro Grazian non ho provato alcun imbarazzo, semmai stupore per un imbarazzo che miracolosamente non mi ha colta. “Caduto” mi ha fatto capire che è possibile riallacciarsi alla italica tradizione cantautorale senza risultare fastidiosamente derivativi. Emerge infatti una vena interpretativa non comune, che unisce veemenza e prosaicità in un armonioso connubio, reso ancora più singolare da una ambiguità timbrica. Una voce non acerba, ma neanche nel pieno della maturità, quella di Grazian, che forse proprio per questo si imprime così distintamente nella memoria. Altrettanto intrigante è la sua personalità, la voglia di mettere a nudo i suoi cedimenti senza cadere nel patetico, rivelando paradossalmente molta forza d’animo.
Grazian si accalora in “Ammenda”, brano dalla grande tensione emotiva che soltanto il violoncello riuscirà a sciogliere, trasformandola in una solenne inquietudine. In “Santa Sala” la semplicità della formazione (voce, chitarra e violoncello) si rivela perfetta per il ricordo di un passato irrimediabilmente perduto. La title-track invece regala una lunga digressione strumentale, in cui dolorosi ricami di chitarra e arpa e si uniscono alla mestizia del clarinetto. Scivola di soppiatto “Prosopografie”, con il suo arrangiamento quasi da filastrocca cameristica, mentre l’eredità di Fabrizio De André è imprescindibile in un brano come “Novizio”. Tuttavia non c’è traccia di manierismo; al contrario, si respira freschezza anche quando si lambiscono i confini della canzone popolare, naturalezza nella impostazione-non impostazione vocale, disinvoltura nel gestire l’autoreferenzialità senza suonare pretenziosi. La chiusura del disco è curiosamente affidata a una fuga, intesa sia come forma musicale sia come desiderio di evasione da una realtà che ferisce.
Dodici piccoli quadri, dodici piccoli scatti di un’anima che si strugge, ma con grande aplomb. Che la mia guarigione dalla cantautorato-fobia sia completa…? |
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Voto: 8 |
Casa Discografica: Trovarobato/Macaco |
Sito Internet: alessandrograzian.it |
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Claudia Benetello |
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24/10/2005 |
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TRACKLIST |
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01 Caduto
02 Ammeda
03 Prosopografie
04 Santa Sala
05 Tattile
06 Novizio
07 Oggi Hanno Vinto Loro
08 Ottima
09 Vado a Canossa
10 La Differenza
11 Serenata
12 Via |
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DISCOGRAFIA |
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