“Felt Mountain”? Incantevole. “Black cherry”? Sorprendente ed accattivante. Fedeli al detto “non c’è due senza tre”, i Goldfrapp presentano ora il loro “tre”, “Supernature”, che è sconvolgentemente bello, tanto da far morire in bocca le parole per descriverlo. Titolo più che azzeccato, dal momento che dopo due capolavori e nessuno segno di stanchezza evidente i Goldfrapp stanno dimostrando di non essere di questo mondo; non una mossa sbagliata, non una nota fuoriposto, dal suono, alla voce, ai testi, all’atmosfera, all’immagine, alle coreografie, tutto è perfetto. Dannatamente perfetto, anche in “Supernature”. Alison Goldfrapp, frontwoman e istinto creatore del duo inglese (non se ne parla mai ma c’è anche lui, Will Gregory, e se tutto suona come dovrebbe è merito suo), si conferma quale diva digital-chic, Nostra Signora dell’elettronica inamovibile ed inossidabile. Il suo è un carisma sensuale, dove ogni manifestazione è erotismo cerebrale, e proprio per questo irresistibile; un gioco di ammiccamenti, allusioni velate, dove l’attesa del piacere è essa stessa piacere. Guardami, ascoltami, sognami: solo così potrai gustarmi fino in fondo; l’appagamento è multisensoriale. “Supernature” è l’equilibrio trovato tra l’etereo ed impalpabile “Felt mountain” ed il perverso e futuristico “Black cherry”; la seduzione si fa concreta, avvolgente, inebriante, “Supernature” è un disco che fa dello stimolo delle nostre percezioni sensoriali il suo punto di forza. Ti entra sottopelle, letteralmente. Alison mette a nudo quello che è (o che ci vuole far credere di essere, la sua reticenza ad addentrarsi nel privato è proverbiale), e lo fa giocando ad indossare via via i panni della seduttrice che meglio si adagiano su una sfaccettatura della sua personalità. Algida come Marlene Dietrich ma anche lasciva come Lady Godiva in “Ooh la la”, lolita intrigante nella fresca esplosione di colori di “Lovely 2 C U”, inarrivabile dancer di un club esclusivo per voyeurs in “Ride a white horse”, ammaliante sirena neo-dark in “U never know”, scatenata e scanzonata entraineuse da saloon in “Satin chic”, insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti. Impossibile che non riesca a farvi capitolare, con tutti i travestimenti che si infila. Molto più concreto rispetto ai suoi predecessori, e decisamente costruito intorno alle modulazioni della voce di Alison, “Supernature” è senz’altro l’opera d’arte dei Goldfrapp, che strizzano sempre più l’occhio all’accessibilità garantita dall’intelaiatura pop dei pezzi, vere e proprie “classic songs” raffinate. Polvere di stelle, per tutti. |