In quale stato sono gli Ark a 5 anni dal debutto “We are the Ark”? Stanno bene, benone, benissimo, e quanto a glamour non hanno proprio nulla da imparare da nessuno! I 5 Ark capitanati dall’eccentrico ed accentratore Ola Salo sanno sicuramente come divertirsi con stile, e “State of the Ark” è il perfetto manifesto del party-goer cerebro-attivo; riferimenti più o meno espliciti, esplorazioni verbali raffinate e giocose che rasentano lo scioglilingua, nessuna tregua di ritmo, e tanta, tanta energia positiva. Inutile nasconderselo, “State of the Ark” è un tributo aperto agli anni 70, quei favolosi anni 70 che nelle follie di Ziggy Stardust avevano il loro mito, e che nel temperamento festaiolo degli ABBA trovavano causa motrice di movimento corporeo: dance, dance, dance! Anni 70, dicevamo, ma attenzione: anni 70 in salsa Ark, perché la personalità dei 5 ragazzi svedesi non vuole certo passare in secondo piano. E dal punto di vista del suono questo “State of the Ark” è una ripulitura all’essenziale, all’indispensabile, ungarettiano metodo del levare per rivelare l’essenza della bellezza. E la bellezza si rivela, alla grande. Dai pezzi da ballare, alle ballate per meditare, alle meditazioni per emozionarsi, il filo conduttore di “State of the Ark” è uno solo: divertirsi, con la testa sulle spalle e le spalle in frenetico movimento. Se il primo singolo “One of us is gonna die young” si propone come continuazione ideale del precedente “In lust we trust”, diciamo subito che è impossibilissimo resistere al ritmo di “Rock city wankers”, “Clamour for glamour” e “Hey Kwanongoma!” (divertissement al limite del delirio); siete ancora seduti con i piedi immobili? Non siete di questo mondo. La vostra penultima possibilità è “Girl you’re gonna get’em (real soon)”, con quello sfacciato ritmo da adesso-te-la-faccio-vedere-io e quell’attacco così ingenuamente combaciante con la mitica “My Sharona”. E l’ultimo appello arriva con “Deliver us from free will”, coretti psichedelici alla Seventies e chitarra che spinge. “Trust is shareware” (live deve essere uno spettacolo, con tutti quei rallentamenti ed accelerazioni che uno non si aspetta), signori si scende, e ci auguriamo che il viaggio sia stato di vostro gradimento. Resume? Resume! |