E' sicuramente l'oggetto del desiderio del 2005; ci stiamo ovviamente riferendo a "X&Y" dei Coldplay, il disco più chiacchierato ed atteso dell'anno, quello attorno a cui si è creato un alone di leggenda e che doveva definitivamente consacrare Chris Martin e i suoi Coldplay allo status di mito vivente della musica. Ora, dopo 18 mesi di attesa (e scusate se è poco …) "X&Y" ce lo abbiamo tra le mani. E se la febbre fino all'altro giorno era a 90, ora ha avuto un bel crollo verticale; nostro malgrado, si torna coi piedi per terra. Qualcosa è cambiato. Con le orecchie tremanti dall'emozione e con la mente che rivà indietro con estasi assoluta a "A rush of blood to the head" fino a "Parachutes", ci si aspetta l'orgasmo multiplo, con questo "X&Y". E bella figura la fa, niente da dire: il suono è maestoso, sontuoso, ricco. Un'orchestrazione imperiosa che avvolge totalmente la voce di Chris, che fa modesto capolino tra assoli di chitarra importanti e linee armoniche distensive, pronta a ricordarci che non siamo altro che un puntino nell'immensità dell'universo, a tratti quasi spaesata. Qualcosa si è rotto. L'egocentrismo emotivo di Chris si è ritirato nell'ombra, schiacciato dal peso delle insicurezze e della voglia di far bene, e ha lasciato il posto da primadonna agli altri tre Coldplay. Risultato 1: la magia dello stile Coldplay, così intimista e rassicurante, è andata perduta, per lasciare il posto alla bellezza formale. Risultato 2: "X&Y" non è per niente immediato, ma del resto non lo erano troppo neanche i due precedenti lavori. Risultato 3: perplessità, difficoltà, pesantezza. Qualcosa si salva. "X&Y" è un disco dei Coldplay, e in quanto tale va metabolizzato per essere amato; forse il metabolismo qui è lento, molto lento, ma il timore (purtroppo) è che si tratti di nouvelle cuisine complicata e poco sostanziosa al posto di un piatto semplice e di appagamento sensoriale. Scorre uguale ed indolente, arranca per 10 tracce senza mai catturare, grandioso ma mai incisivo. Asettico. In mezzo ad un gorgoglio troppo spesso agonizzante, si salvano alcuni momenti. A parte il singolone "Speed of Sound", da ascoltare (o almeno provarci) "Talk" e la ballata romantica "A message". Fine. Personalmente, una grande delusione. Vuole il detto che non c'è due senza tre; il terzo album, quello che doveva essere perfetto, il disco più bello della storia della musica inglese, i Coldplay l'hanno fatto, però … aspettiamo ancora per il terzo capolavoro. La combinazione delle variabili, questa volta, non ha dato i frutti sperati. |