Seppur giovanissimo, Jah Cure è già un’icona. E non è tanto il fatto che sia in prigione da più di cinque anni a creare il mito, quanto che Cure sia il ritratto vivente della Giamaica che soffre. A chiunque si menzioni il suo nome, dal semplice viandante al grande artista giamaicano, la risposta unanime è che Cure è una delle voci più ispirate del reggae moderno. Poche volte nella storia, la cella di un carcere fece da sfondo a una sì alta produzione musicale e Siccaturie ‘Jah Cure’ Alcock vi ha concepito delle tune dal contenuto altamente emotivo, le cui liriche un po’ tutti abbiamo imparato a intonare, magari a occhi chiusi, con i brividi che percorrono la schiena. Parole cariche di sofferenza, ma che risuonano al contempo come un inno positivo di speranza: “Songs of freedom”, “Sunny day”, “Jah Bless me”, “Spread Jah love”... Questi e altri noti singoli, di cui molti usciti sul suo debut album “Free Jah’s Cure”, vengono oggi inclusi in “Freedom Blues”. E ancora: “Trod in the valley”, una delle sue prime hit, “Love is the solution”, prodotta dai Morgan Heritage, “King in the jungle” featuring Sizzla, prodotta dal suo mentore Beres Hammond. Tra le novità spicca la hit, produzione dalla Fifth Element: “Good morning Jah Jah”. È un peccato che la tracklist non comprenda altri recenti successi come “Jamaica”, “Congo man” e la splendida “Longing for”, tuttavia l’importanza del materiale raccolto in “Freedom Blues” rimane indiscutibile. |