Quando uscì il loro primo album, quasi dieci anni fa, in pochi avrebbero scommesso su di loro. Ed invece i Subsonica sono riusciti a crearsi attorno a loro una crescente attenzione di pubblico e critica, passando da semplice gruppo di nicchia a vero e proprio fenomeno musicale, senza però farsi travolgere dall’onda del successo. Ora, il gruppo torinese chiude i rapporti che li teneva legati alla Mescal e firma il contratto con una major discografica, la Emi. Decisione che ha suscitato non poche polemiche e dibattiti tra i fan della prima ora, intimoriti anche dal fatto che questo potesse influenzare le loro scelte musicali. Per fortuna non è stato così. “Terrestre” si presenta come un impasto musicale i cui ingredienti sono tutti gli elementi presenti nei lavori precedenti della band, con maggiore attenzione, questa volta, alla parte strumentale. Le quattordici tracce che lo compongono vedono per la prima volta la contrapposizione di testi cupi e tetri a ritmi energici e vitali. Basta prendere come esempio l’iniziale “Corpo a corpo”, palese denuncia alla realtà fasulla dettata dai mezzi d’informazione, cantata da Samuel su base ragga. Oppure la successiva “Ratto”, giovane figura di città che riesce a superare le sofferenze e le difficoltà della vita grazie alla potenza della musica. Qui, dopo un inizio con basso in primo piano, si assiste a delle esplosioni elettriche, che lasciano spazio ad un ritornello arioso. “Abitudine”, singolo che ha preceduto l’uscita dell’album, lasciva già intravedere l’andatura rock dell’intero set. Evidenziata ulteriormente da “Gasoline”, primo brano in inglese in un disco dei Subsonica, nel quale ad un certo punto Ninja da vita ad un ipnotico assolo di batteria (acustica ed elettrica), disturbato da sonorità elettroniche. Il mixaggio di Dave Pemberton (Prodigy, Orbital e Groove Armada), si fa sentire soprattutto in “Alba a quattro corsie”, brano dal marcato sapore techno-trance. Ci sono anche canzoni più romantiche e rilassate, soprattutto nella seconda parte del disco. Su tutte spiccano “Incantevole”, impreziosita da un’emozionante sottofondo orchestrale, la dolcissima “Le serpi”, scritta assieme al poeta Luca Ravagnin e l’acustica “Dormi”, la chiusura perfetta per un album piacevole dall’inizio alla fine e, soprattutto, mai banale. |