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ASIAN DUB FOUNDATION |
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TANK |
Il collettivo degli Asian Dub Fondation ritorna alla grande con un altro portfolio di nitidissime istantanee sulla vita universale che ci fa da contesto di questi tempi. Con una svolta che sa di dissidente per il mondo hip hop: accantoniamo le basi e recuperiamo gli strumenti. I sei di Londra sono davvero tra i pochi in grado di chiudere il trittico testo-musica-evocazione facendo perfettamente quadrare il cerchio dell’emozione e riuscendo a sovrapporre i diversi livelli di significato che una canzone richiama in chi la ascolta. “Tank” è un album che più concreto di così non si può, un pugno nello stomaco dietro l’altro fino al ko finale. Leitmotiv di “Tank” (e si deduce già dal titolo): la guerra. Manco a dirlo. Vista però non dalla solita prospettiva del j’accuse gratuito, bensì quale un ineluttabile dato di fatto dei nostri giorni, un “va bene, purtroppo è capitato, e questo è quanto”. E, risalendo alle origini dei conflitti, il potere, accentrato nelle mani di pochi che non vogliono ascoltare le voci di molti. Undici fotografie del dopo-11 Settembre, scattate per raccontare e non per convincere. Sembra di stare davanti ad un videogioco di moto che divorano la strada a velocità folle, con “Flyover”: questa è la vita delle nostre città, adrenalinica, folle, da vertigine, senza tregua e senza un attimo di posa per poter calcolare il riflesso. E dopo averti conficcato questa scheggia sotto pelle, gli ADF partono per l’Iraq. “Tank” ti butta addosso la cortina pesante ed angosciosa delle ronde nel deserto, col nemico nascosto tra le dune pronto a tenderti l’imboscata; “Three Kings” avrebbe sicuramente gradito, straordinario il sovrapporsi di base mediorientaleggiante e percussione in sapore di esercito. Il cane si morde la coda in “Round Up”: prima o poi arriva anche il tuo momento, e le voci degli ADF che ci martellano da ogni parte non fanno che sottolineare la tua impotenza di fronte agli eventi più grandi di te; arroganza ed aggressività verbale viscida, questo invece è “Oil”: perché i potenti il petrolio se lo prendono senza tanti complimenti. Poi c’è l’inconcludenza burocratica, fatta di paroloni che mirano a stordire ed ingannare, di “Who Runs The Place”: benvenuti nei corridoi del potere, quelli nei quali voi non siete i benvenuti; per contro, pugni alzati e rabbia proletaria in “Take Back The Power”, e le due facce del mondo occidentale sono servite. Geograficamente vincolante (il Bhangra soldier è un po’ lontano da noi … ) ma con un dhol paura è “Warring Dhol”, autentica ipnosi propedeutica al conflitto e all’azione. Infine, il reggae sognante di “Tomorrow Begins Today”, e in chiusura la surreale instrumental di “Melody 7”: calma piatta post-atomica? ... Ascoltate, e meditate. |
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Voto: 8 |
Casa Discografica: Emi |
Sito Internet: www.asiandubfoundation.com |
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Elisa Bellintani |
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21/03/2005 |
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TRACKLIST |
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01. Flyover
02. Tank
03. Hope
04. Round Up
05. Oil
06. Powerlines
07. Who Runs The Place
08. Take Back The Power
09. Warring Dhol
10. Tomorrow Begins Today
11. Melody 7
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DISCOGRAFIA |
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1995 Facts And Fictions 1997 R.A.F.I. 1998 Rafi's Revenge 2000 Community Music 2003 Enemy Of The Enemy 2005 Tank |
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