Dopo aver ascoltato i 20 brani in gara al 65° Festival della Canzone Italiana non si può che convenire su quanto già trapelava: la canzone d’autore a Sanremo quest’anno latita, così come l’attualità dei temi proposti; l’amore regna infatti sovrano, sulla quasi totalità delle canzoni (17 su 20). Amore declinato in varie forme, nobile sentimento ma in rima un po’ troppo abusato (e amor vincit omnia ma non la noia).

Se ne distaccano le due coppie “outsiders” in gara: Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi propongono un raffinato brano dal sapore jazz (garantisce Paolo Di Sabatino) in cui si affronta il tema dell’identità sessuale in modo intenso ma non banale (ma per veicolarlo in modo corretto la resa vocale sarà fondamentale); i Soliti Idioti (all’occorrenza ora appellati solo Biggio e Mandelli) propongono una bandistica marcetta allegra e particolarmente ritmata che riesce, anche grazie ai contributi fumettosi a videowall, a strappare qualche sorriso (e ad echeggiare Cochi e Renato, coi quali duetteranno giovedì nel classico E la vita è la vita); nulla di leggendario, s’intende, ma si fanno ascoltare.
Sul fronte femminile, siamo di fronte a un dispiego di splendide voci, molte pulite e cristalline (Chiara, Annalisa, Nina Zilli, Lara Fabian, Anna Tatangelo) e altre più sporche (Irene Grandi, Bianca Atzei, Malika Ayane) ed è difficile trovare una che si elevi sopra tutte (anche se la resa vocale di Annalisa in Una finestra tra le stelle è perfetta, come incisa su disco).

La struttura dei brani è molto (troppo) simile fra tutti, con intro soft (generalmente piano-voce), apertura ritmica successiva (a volte solo dalla seconda strofa), bridge vibrante che porta a un crescendo finale condotto da un gran dispiego d’archi (i violinisti quest’anno fanno davvero gli straordinari) e fine sommessa.
In questo è riconoscibile l´imprinting di Carlo Conti e il suo approccio da ex disc jokey nella scelta dei brani: quasi tutti hanno i requisiti per un buon riscontro radifonico, ma di questi tempi e con i canoni dei programmatori in circolazione, siamo sicuri sia un aspetto positivo?

Da questo canovaccio stra-abusato si discosta il pezzo di Raf, non immediato ma interessante (coi suoi rullanti ad alternanza), il pezzo elettro-dance di un inedito Nek (si viaggia sui 120 bpm e una cassa dritta e precisa), molto energico, positivo e orecchiabile, il patchwork pop-operestico con velleità pseudo rock de Il Volo e il soul-blues accattivante e ritmato di Nina Zilli (a cui i fiati e un bridge particolarmente azzeccato danno una marcia in più in fatto di freschezza).

Fra gli altri, si fanno notare una Irene Grandi più soft del solito con una ballad orecchiabile e avvolgente (un pizzico di rock viene aggiunto solo sul finale da un assolo di chitarra) che si distingue soprattutto per il buon equilibrio che riesce a trovare fra voce, musica e testo; un Lorenzo Fragola su un midtempo che punta su ritmiche piene, orecchiabile e radiofonico (se ci aggiungiamo una prova vocale decisamente convinte e l’immagine pulita da ragazzino della porta accanto, non è difficile prevedere che il pupillo di Fedez sia uno dei maggiori candidati alla vittoria); Malika Ayane è ormai garanzia di qualità sciorinata senza suonare snob, oltre che una voce espressiva e capace di passare su non semplici passaggi di tonalità su una struttura armonica abbastanza complessa; più radiofonico è senz’altro il brano dei Dear Jack, di cui chitarra e cassa in primo piano suonano più da Modà che da Piero Romitelli (ex amiciano ed ex PQuadro), poco originale ma sicuramente molto funzionale (anche se la prova vocale di Alessio è migliorabile); stupisce un po’ invece la buona resa vocale di Gianluca Grignani (anche se il fraseggio nell’intro quasi parlata non è stato perfetto), su un refrain arioso e potente; meno peggio del previsto la semisconosciuta Bianca Atzei, con un brano di Kekko Silvestre cucito sulle sue corde vocali, un po’ vintage e giocato su ritmiche alternate (ma il tutto suona anche un po’ troppo melodrammatico).

Qualche perplessità (almeno al primo ascolto) sui pezzi di Alex Britti (ok, la chitarra la suona bene, ma il pezzo è dispersivo, con sali e scendi che possono portare l’ascoltatore medio allo smarrimento, e cincischia troppo sulla parte iniziale), Nesli (ha abbandonato il rap per un pezzo pop-rock che suona come tanti – ma inciso su disco si spera avrà un altro effetto), Marco Masini (il ritornello, cantato a canna piena, si dilunga troppo) e soprattutto Lara Fabian: voce splendida (come il titolo stesso suggerisce) ma il brano esiste solo in funzione di questo, senza far arrivare altro.
Il pezzo di Moreno sarebbe forte (specialmente il bridge) se non fosse per un refrain bruttino e cantato un po’ approssimativamente, mentre quello di Anna Tatangelo scorre via bene (discretamente d’impatto, ben cantato, semplice e orecchiabile) ma anche un po’ troppo usa-e-getta.

Probabile che si contenderanno la palma il trio de Il Volo (l’impatto delle tre voci all’unisono è maestoso, se non devastante, a maggior ragione in un teatro come l’Ariston, e specialmente per un pubblico come quello di Rai 1 - il Festival è infatti innanzitutto un programma televisivo), Lorenzo Fragola e i Dear Jack, con l’incognita Malika Ayane sempre amata dalla critica.


Di seguito l’elenco dei Campioni e i titoli dei brani; l’ordine di uscite delle prove porta a ritenere che seguiranno questa scaletta (i primi 10 nella serata di martedì, gli altri 10 il mercoledì):

CHIARA - “Straordinario”
GIANLUCA GRIGNANI - “Sogni infranti”
ALEX BRITTI – “Un attimo importante”
MALIKA AYANE - “Adesso e qui” (Nostalgico presente)
DEAR JACK – “Il mondo esplode (tranne noi)”
LARA FABIAN – “Voce”
NEK – “Fatti Avanti amore”
GRAZIA DI MICHELE E MAURO CORUZZI – “Io sono una finestra”
ANNALISA - “Una finestra tra le stelle”
NESLI – “Buona fortuna amore”

NINA ZILLI – “Sola”
MARCO MASINI - “Che giorno è”
ANNA TATANGELO – “Libera”
RAF – “Come una favola”
IL VOLO – “Grande amore”
IRENE GRANDI – “Un vento senza nome”
BIGGIO E MANDELLI - “Vita d’inferno”
LORENZO FRAGOLA – “Siamo uguali”
BIANCA ATZEI – “Il solo al mondo”
MORENO – “Oggi ti parlo così”



Andrea Grandi

9 febbraio 2015