Al suo pubblico regala un nuovo incontro, quello con Enrico Rava, la tromba italiana più intensa e più famosa nel mondo. Un curricula artistico colmo di superlativi: nominato “Cavaliere delle Arti e delle Lettere” dal Ministro della Cultura Francese, vincitore nel 2002, a Copenaghen, del prestigioso premio “Jazzpar Prize”… Riconosciuto nel panorama del jazz internazionale degli ultimi 50 anni come una delle menti musicali italiane più libere e talentuose.
E ancora, Edmar Castaneda, geniale arpista colombiano, anima jazz e latina, collaborazioni prestigiose con Wynton Marsalis, John Patitucci, Marcus Miller …Un virtuoso dello strumento capace di estrarre dalla sua arpa diatonica tutti i colori della musica: ritmici, percussivi o lirici.
Di colori ne troverà tanti anche in questo concerto che già ha incantato il palco del Teatro San Carlo, del Teatro Morlacchi a Umbria jazz 2013, quello di Villa Rufolo al Ravello Festival … e ora racchiuso nell’album ESSENZE JAZZ pubblicato lo scorso novembre dall’Universal.
Sono i colori che Eduardo ha saputo creare negli anni dall’intreccio raro tra una voce duttile e potente, la sua fisarmonica che sembra prolungarne il respiro, l’orchestrazione, una personalità artistica e umana curiosa e libera che ha opposto cortesi rifiuti a ogni forma di banalizzazione dell’espressività musicale. Un “tutt’uno” che magicamente si materializza proprio nella “forma concerto”, fino a fare di ogni appuntamento con il pubblico un evento unico e irripetibile.
Enzo Pietropaoli contrabbasso, Marcello di Leonardo batteria, Stefano Sabatini pianoforte, Daniele Scannapieco sassofono, Lamberto Curtoni violoncello, sono la formazione che ha condiviso il nuovo progetto di Eduardo De Crescenzo e che ha firmato, ognuno con il proprio suono, questa bella pagina della musica italiana.
“Qualunque cosa abbia capito di me stesso o degli altri l’ho capita sul palco di un concerto. Credo che arrivi proprio da questo l’approccio rituale al live che mi ha portato nel corso degli anni a soppesare ogni singolo concerto. So che sarà un “giorno unico” e che non finirà la sera stessa perché dopo qualcosa di me sarà cambiato. Nella “ valigia ” porto sempre il rigore dello studio e dell’esercizio quotidiano che ho imparato dalla musica classica, l’apertura verso gli altri musicisti che ho assorbito dal mondo del jazz, il calore evocativo di tanti momenti della vita vissuti e condivisi con il pubblico. Il resto accade in diretta… lo capirò meglio nei giorni a seguire”.
(cs)
19 Gennaio 2015 |