Ha aperto per prima il Festival di Sanremo 2014 e lo ha chiuso vincendolo:Arisa, con il brano Controvento, firmato dal suo storico autore (ed ex fidanzato) Giuseppe Anastasi. Rosalba Pippa, nata il 20 agosto 1982 a Pignola (Potenza), si appropria della vittoria mancata per un soffio due anni fa quando arrivò seconda con La notte (che poi vinse nei download, triplo disco di platino). Ma Arisa, con la voce pulita e precisa come un diapason, era già stata vincitrice, fra le Nuove Proposte, col tormentone Sincerità, oltre ad arrivare finalista l’anno successivo con Malamorenò.
Arisa si è imposta col 58% del televoto e 50% complessivo (quindi preferita anche dalla Giuria di Qualità) su Gualazzi e Bloody Beetroots (secondi, 23% televoto e 26 totali) e Renzo Rubino (terzo con 19% di televoto e 24 di totale), che ha vinto il Premio miglior arrangiamento per il brano "Per sempre e poi basta".
"Non so cosa dire, sono veramente felice - ha dichiarato Arisa in sala stampa - è la prima volta da vincitrice come Big; credo che la mia canzone sia estramamente pop e considerando che il Festival sia un avvenimento pop, è giusto che vincesse. Sono contenta di dividere il podio con Raphael e Renzo, entrambi si sono distinti per sforzo e per ricerca, per portare qualcosa di nuovo".
Gualazzi: "La soddisfazione di suonare e divertirci è stata una grande esperienza, ringraziamo tutti quelli che l´hanno reso possibile".
Rubino: "Finalmente potrò portarmi a casa un ricordo diverso rispetto allo scorso anno, una signora in prima fila con la bocca spalancata. Sono stanco ma felice, è stata un´esperienza meravigliosa".
I tre Campioni finalisti, dati dal televoto (25% di quello di giovedì, 25% di oggi) e dalla Giuria di Qualità, sono stati da un certo punto di vista sorprendenti, visto che il gran favorito della vigilia è sempre stato Francesco Renga (ed era in testa nei download e nell’airplay radiofonico); fuori dal podio anche Noemi e Giusy Ferreri e la rivelazione di questo Festival, i Perturbazione (che lo avrebbero anche meritato).
LA CLASSIFICA DEFINITIVA DEI CAMPIONI:
1)ARISA
2)RAPHAEL GUALAZZI & THE BLOODY BEETROOTS
3)RENZO RUBINO
4)FRANCESCO RENGA
5)NOEMI
6)PERTURBAZIONE
7)CRISTIANO DE ANDRE´
8)FRANKIE HI-NRG MC
9)GIUSY FERRERI
10)FRANCESCO SARCINA
11)GIULIANO PALMA
12)ANTONELLA RUGGIERO
13)RON
Il Premio della Critica è andato al brano Invisibili di Cristiano De André (con 42 voti, ironia della sorte, il brano eliminato subito dalla gara a favore di Il cielo è vuoto), seguito da L’unica dei Perturbazione (15 voti) e da Ora di Renzo Rubino (8). Lo stesso brano ha vinto anche il premio come miglior testo (assegnato dalla Giuria di Qualità).
Il Premio della Sala Stampa radio-tv-web “Lucio Dalla” è invece andato ai Perturbazione (31 voti), seguiti da Arisa (12), Noemi e Rubino (10), Gualazzi (9), De André e Renga (8), Ruggiero (4), Frankie e Ron (3), Giusy Ferreri, Palma e Sarcina (2), Sinigallia (1).
Ieri nelle Nuove Proposte aveva trionfato il rapper 19enne Rocco Hunt con il brano più legato all’attualità e alla crisi del nostro paese, ma con un forte messaggio di riscatto e speranza, che la gente ha televotato in massa. La canzone giusta al momento giusto, nel posto giusto. È così che si vince il Festival, bellezza.
L’escluso Riccardo Sinigallia si è comunque esibito, fuori gara, in Prima di andare via, paradossalmente uno dei pezzi migliori di questo Festival.
Ospiti della serata, Terence Hill nelle vesti di Don Matteo che officia il matrimonio fra i due presentatori, Maurizio Crozza (tornato sul luogo della contestazione dopo un anno, questa volta decisamente più a suo agio, anche se tendente a tratti al banale), Claudia Cardinale e Luciano Ligabue che, dopo il tributo a De André con Creuza de ma all’apertura del Festival, ha proposto Certe notti, Il giorno di dolore che uno ha e le ultime hits tratte dall’ultimo disco, “Mondovisione”: Il sale della terra e Per sempre, tanto prevedibili quanto la standing ovation finale. Eclettico e innovativo l’ospite straniero, il belga Stromae, capace di unire il cantautorato all’elettronica: per Formidable ha simulato di essere ubriaco (come nel cliccatissimo videoclip), una persona sola e incompresa, una critica contro l’indifferenza che permea la nostra società attuale. Formidabile, appunto. E commovente.
Si è chiuso infine, stancamente come era iniziato, un Festival con poco ritmo, ridondante e sovente retorico (visto che la parola “buonista” infastidisce). Troppi e scollegati dall’insieme gli spazi extra musicali e celebrare i 60 anni della televisione italiana in un contesto di gran varietà non ha pagato, in termini di ascolti. Se a questo poi si aggiunge un parco canzoni tendente alla mediocrità, la frittata è fatta, con l’eccezione della gara dei Giovani, che raramente è stata così appassionante e intensa (e che in corsa si è deciso, giustamente, di valorizzare).
Per il 65° occorrerà ripensare alla formula, che sia un Fazio tris consecutivo o un Carlo Conti primo.
Nel frattempo, sentiremo di certo la mancanza di “Sanremo & Sanromolo”, lo spazio anteprima di Pif, piccolo spazio di humour vero, garbato e piacevole. Chapeau.
Andrea Grandi
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