Ed è finalmente arrivato il debutto della 63a edizione del Festival della Canzona Italiana; il terzo di Fabio Fazio, il cui dichiarato intento è quello di riportare la musica al centro della manifestazione.
Inizia Fabio Fazio seduto sui gradini del palco, a introdurre subito la celebrazione di Giuseppe Verdi per il bicentenario: “Sanremo è la trasmissione più polare della televisione. Popolare intesa non come bassa, volgare. È il simbolo dell’Unità d’Italia, viva Verdi!” E l’orchestra e il coro dell’Arena di Verona, diretti da Mauro Pagani, intonano il “Va’ Pensiero” (la Lega che ne penserà?).
Fazio poi, con una rosa rossa in mano, ha introdotto Luciana Littizzetto, novella Cenerentola degli anni 2.1, elegantissima come non mai, che arriva dal centro di Sanremo con una carrozza, scortata fino al teatro Ariston.
Esilarante la letterina a San Remo, ma il canovaccio non si discosta dal seminato. Riferimenti politici abbastanza espliciti a Berlusconi, qualche parolaccia random. Un inizio comunque composto, rilassato e confidenziale, con entrambi i presentatori seduti sul palco, anche un po’ troppo “lento”.
Non aiutano di certo i troppo frequenti spazi pubblicitari… in Rai li benediranno, da casa gli spettatori decisamente meno.
È Marco Mengoni a rompere il ghiaccio della gara. A proclamare la sua canzone “vincente” è Marco Alemanno, il compagno di lavoro e di vita negli ultimi anni di Lucio Dalla. Commozione al suo ricordo, occhi ludici di Marco.
Presente Felix Baumgartner, il paracadutista austriaco entrato nel Guinness per essersi lanciato da quota 38.969,4 metri, superando la velocità del suono. Tutto molto interessante, ma cui prodest??
Sorge qualche perplessità sul meccanismo della votazione, il televoto viene chiuso dopo 30 secondi dalla fine della seconda canzone, è inevitabile che il primo pezzo venga almeno in parte favorito.
Inoltre lo scontro diretto fra due brani dello stesso artista, televisivamente parlando, ha poco appeal e provoca più di uno sbadiglio.
La tanto attesa (e temuta, soprattutto da una parte) satira politica di Maurizio Crozza irrompe sulle note del brano “Formidable” “scritta da Bonaiuti, Verdini, Cosentino e Aznavour´” dove il Nostro imita il Cavaliere. Qualche altro punto in più regalato al PdL… E dal pubblico dell’Ariston salgono grida (sparute, Fazio alla fine dirà “due persone, peraltro già note”) “No politica”, “Pirla!”, “Vai via!” e “A casa!”, poi coperte dagli applausi. Interviene il presentatore per calmare le acque, invitando un acceso contestatore ad andarsene (sic). Qualche punto in più anche allo share, RAI e Fazio ringraziano. Poi attacca anche con l’imitazione di Bersani, in perfetta “par condicio”, uno degli ultimi cavalli di battaglia di Crozza, Ingroia, e, infine, Montezemolo. Sketch ribolliti e replicati da Ballarò e La7, a tratti si ride. E, particolare non irrilevante, sfora abbondantemente i 20-30 minuti previsti per il suo intervento, terminando alle 23 (solo 8 canzoni in quasi 2 ore e mezza).
Mentre anche la Francia dice sì alle nozze gay, qui da noi fa ancora notizia una storia omosessuale in prima serata (o quasi, sono le 23.27), quello di una coppia di Torino, Stefano e Federico. I due, dopo 11 anni di fidanzamento, si sposeranno il 14 febbraio a New York. Tenero siparietto mentre raccontano la loro storia solo con dei fogli di carta (il video peraltro girava in rete già da giorni), non c’è stato il bacio che poteva destare scandalo (ma un Papa dimissionario, nel caso, avrebbe potuto comunque lanciare strali?). Certo, c’è comunque da chiederci cosa c’entri questo col Festival della Musica e il mantra di Fazio sull’attenzione che doveva essere riposta nella musica.
Per il momento “classic” premio alla carriera a Toto Cutugno che per l’occasione ha riproposto la sua “L’italiano” con il coro dell’Armata Rossa (40 elementi, 3 ufficiali compresi) e hanno poi intonato “Nel blu dipinto di blu”. C’è voluto Toto per ridestarsi, per dire.
Ah, già, la gara: ecco il risultato della prima scrematura dei brani dei Big, in ordine di apparizione (tra parentesi indicato il proclamatore):
Marco Mengoni (Marco Alemanno)
Passa "L´essenziale" a firma Roberto Casalino col 52%, eliminata (un po’ a sorpresa) "Bellissimo" di Gianna Nannini e Pacifico.
Raphael Gualazzi (Ilaria D’amico)
Nello scontro con se stesso, passa il brano “Sai (ci basta un sogno)” col 62%, a scapito di “Senza ritegno”
Daniele Silvestri (Valeria Bilello), passa (giustamente) "A bocca chiusa" col 61%, contro "Il bisogno di te" (lo stesso Silvestri tira un sospiro di sollievo).
Simona Molinari con Peter Cincotti (Flavia Pennetta)
non passa "Dr. Jekyll Mr. Hyde" di Lelio Luttazzi, col 54% ha prevalso "La felicità" (Molinari/Vultaggio/Cincotti/Avarello).
Marta sui Tubi (Cristina e Benedetta Parodi)
Passa "Vorrei" col 63% sulla più coraggiosa "Dispari"
Maria Nazionale (Vincenzo Montella)
"Quando non parlo" di Enzo Gragnaniello perde di misura (52%) contro "E´ colpa mia" di Fausto Mesolella e Peppe Servillo (uno dei brani migliori in gara)
Chiara (Stefano Tempesti)
Col 60% "Il futuro che sarà" di Francesco Bianconi batte "L´esperienza dell´amore" di Federico e Domenico Zampaglione
Una strage per i brani più ritmati (Chiara a parte), passano le ballate. È Sanremo, baby.
Ora la parola passa ai dati di ascolto, che arriveranno domattina. Qui insistono ad affermare che non ci baderanno troppo (excusatio non petita?), come già aveva dichiarato nella conferenza stampa del 4 febbraio Giancarlo Leone, direttore di Rai 1: “Ci accontenteremmo di stare intorno al 41% di share, a metà strada fra i risultati deludenti del 2008 e quelli invece ottimi delle ultime 4 edizioni, targati Bonolis, Clerici e gli ultimi due Morandi”. “Abbiamo preferito partire da un nuovo progetto, senza l’ossessione degli ascolti”.
Considerando il ritmo della serata e il cast, probabilmente hanno fatto bene a mettere le mani avanti.
Yawn. |