Oltraggioso, sfuggente, sarcastico: aggettivi che si possono ritagliare benissimo sulla figura di Richard D. James, a patto che siano obbligatoriamente legati ad un riconoscimento oggettivo – quello della sua genialità. Sono in molti a considerarlo semplicemente il più grande artista di musica elettronica mai esistito; affermazione su cui si può discutere e che come ovvio dipende dai gusti personali, ma che l’iconoclasta musicista anglosassone (nato nel verde della Cornovaglia) sia stato la guida assoluta della musica di taglio dance più colta e rivoluzionaria è, in ogni caso, fuori discussione.
Il suo talento si è rivelato con l’inizio degli anni ’90, ad appena vent’anni: un ragazzo prodigio in grado di costruirsi sintetizzatori e campionatori da solo e soprattutto di sfornare pietre miliari come i primi due volumi targati Selected Ambient Works, materiale che ha letteralmente stravolto le regole del gioco.
Con Aphex Twin, il rigore e la brutalità techno hanno imparato infatti a colloquiare con le suggestioni di Erik Satie e John Cage; e le intuizioni electro-futuriste declinate alla Detroit di fine anni ‘80 sono riuscite a trovare un punto d’incontro col gusto della sorpresa e dello sberleffo, il tutto con soluzioni di tecnica produttiva non solo sorprendenti ma semplicemente inimmaginabili per l’epoca. Se ne è accorto anche il mainstream, ed infatti un famoso marchio di pneumatici pur di avere una colonna sonora techno targata Aphex Twin è stato disposto a staccare un assegno a sei zeri (in sterline).
Guadagni che poi il nostro eroe ha usato, tra le altre cose, per comprarsi un carro armato da piazzare nel proprio giardino, a mo’ di decorazione-sberleffo. Gesto che riassume l’attitudine del personaggio.
Aphex infatti è sempre altrove: appena percepito il rischio di essere confinato nel recinto della techno da rave underground, per quanto nella sua accezione più creativa ed obliqua, decise a metà anni ‘90 di regalarsi una personale processione nel mainstream, quando in collaborazione col genio visuale di Chris Cunningham sfornò tracce come Come To Daddy e Windowlicker, pietre miliari dello scorso decennio sia dal punto di vista musicale (suoni distorti e destrutturazione di stilemi rock in un caso, hip hop nell’altro) sia da quello visivo (la sua faccia nei video come incubo seriale e ricorrente, sia nel grigiore metropolitano che nel vuoto lusso californiano). Fondamentali comunque i due lp usciti in quegli anni, I Care Because You Do e il Richard D. James Album, capolavori di un pop digitale e lisergico creato e pensato direttamente nel futuro.
Nel nuovo millennio, col mondo ai suoi piedi, ecco un altro scarto improvviso: produzioni ostiche (Drukqs) o al contrario estremamente godibili, con però un ostentato recupero di sonorità non-di-moda (ad esempio l’acid techno da primi anni ’90 della serie di uscite Analord). Ciò che continua ad essere costante è la qualità delle sue rare esibizioni, l’occasione in cui le sue varie anime riescono a riunirsi e dove su un’ intelaiatura techno Aphex si muove abilmente da Karlheinz Stockhausen ai detriti del pop da cartoon.
I biglietti sono in vendita sul circuito Bookingshow.com dal 4 luglio
(red)
30 Giugno 2011 |