A come Antonella… Of course. La burrosa regina di questa edizione esce vincente sul piano degli ascolti. Ma come in molti hanno rilevato, il suo buonismo, la sua aria da mamma dolce e premurosa non convince. La realtà è che è una manager affilatissima, talmente normale, da rivendicare in conferenza stampa al direttore di Raiuno Mazza, che sarebbe opportuno un rialzo di cachet visto che è sempre stata penalizzata. Che dolce. Proprio una di noi.
B come Burlesque. Dita Von Teese che sgambetta nella maxi coppa di champagne resterà negli annali. Chic da paura nel tempio per antonomasia della mediocrità fatta canzone.
C come Costanzo. L’ex volto di punta di Mediaset torna in Rai dalla porta principale portandosi a casa il successo in share del Question Time. Boni state boni, lo zio Maurizio è tornato e rivendica spazio. Le star di Raiuno sono in subbuglio. E noi con loro.
D come Delusioni. Eh sì, perché non si possono definire altrimenti le partecipazioni di Povia e Simone Cristicchi. I testi delle loro canzoni hanno animato la vigilia con polemiche che poi si sono sciolte miseramente al sole. Sul caso Eluana serviva silenzio, non moralismi vestiti da qualunquismo. E del brano di Cristicchi, pieno di ottimi temi, non si ricorderà che la inesistente e sciapa querelle su Carla Bruni. Bah.
E come Eddie. Il compagno premuroso e giovanissimo di Antonella Clerici ha ricevuto i complimenti pubblici della famosa e più attempata conduttrice, per le idee apportate al Festival. Idee giovani che hanno contribuito al successo dell’evento, secondo Antonella. Parole stucchevoli che aggiungono inutile melassa al clima buonista costruito a tavolino dalla star tv assieme alla sua truppa di autori.
F come Facebook. Il social network più popolare al mondo agita la sala stampa del Festival. Già perché qualche furba collega ha violato l’embargo sulle anticipazioni dei risultati pubblicandole sul suo profilo. Che volpe.
G come Giornalisti egocentrici. Sì, tutti i cari colleghi che approfittano delle telecamere per mettersi in mostra come la più modesta delle casalighe di Voghera. Che tristezza. E alcuni, non paghi delle code da pavone, si sono pure messi t-shirt con la scritta: Survivor, sopravvissuti al 60 Festival. Manco lavorassero in miniera. Patetici.
H come Hotel. Ma non la band tedesca che ha mandato in visibilio le ragazzine. Quelli di qualità che mancano a Sanremo e che spingono le star più esigenti a soggiornare a Montecarlo. Che bella cosa per il turismo locale.
I come Indimenticabile. L’esibizione di Nilla Pizzi. La sua voce, nonostante la malattia e l’età è quella di sempre. Un mito.
J come JLo. E chi se non lei. La diva portoricana è arrivata a Sanremo iper blindata e iper pagata. Ma a differenza di altre star straniere si è concessa molto sia in parole che in esibizioni. Promossa.
L come Lele Mora. Il manager delle divette di casa nostra vuole trasformare Sanremo in Saint-Tropez. Ma se le feste al Morgana sono lo specchio di questo sogno, lasciamo perdere. Da subito.
M come Mazza e Mazzi. Mezzi, mizzi, muzzi. Così le vocali son finite.
N come Novità. Viva i giovani, come sempre. Tranne rari casi quest’anno si sono rivelati molto bravi. Luca Marino ottimo, così come Nicolas Bonazzi e la vincitrice del Premio della Critica, Nina Zilli, grande voce e grande personalità.
O come Orchestra. Quella di Sanremo che ha inciso per il 50 per cento sull’esito delle votazioni. Un po’ troppo il rischio di influenze esterne.
P come Pupo e Principe. Soffocati dai fischi ma salvati dal televoto. Il duo che più ha diviso questa edizione. Colpa di un brano che gioca sull’orgoglio nazionale in modo mediocre usando anche mezzucci come l’apparizione di Lippi e di una voce, quella di Emanuele Filiberto, da dilettante allo sbaraglio. Un insulto per chi fa musica sul serio.
Q come Quindici. Gli anni di Jessica Brando, la più giovane partecipante al Festival che a mezzanotte, come una Cenerentola post moderna, deve rinunciare al palco perché minorenne. Non ho l’età cantava qualcuno… Non poteva andare a Io Canto?
R come Ruggito. Quello di Irene Grandi che è tornata da protagonista al Festival. La cometa di Halley per lei splende più che mai.
S come Sinclar. Il dj francese ha sverginato il tempietto della musica italiana con una bella carica dance. Ci voleva.
T come Tony. Il gioiellino di Mara Maionchi vince complice il bel faccino che fa tele votare in massa le fans da casa. La sua canzone? Ci aspettavamo qualcosa di più orecchiabile da lui.
U come Ultimi. Senza né arte né parte le partecipazioni di Toto Cutugno, Nino D’Angelo e i due giovani scelti da Sanremo Lab,usciti subito, Romeus e Jacopo Ratini. Serviva più impegno.
V come Velenoso Grasso. Il noto critico del Corsera ha demolito l’immagine da mamma mammosa di Antonella Clerici. Parole al vetriolo. Alcune condivisibili. Diffidare sempre dal buonismo.
Z come Zoccarato. Il sindaco di Sanremo, come i suoi predecessori, non rinuncia alla solita polemica sulla poca visibilità dei fiori sul palco dell’Ariston. Quanto provincialismo. L’evento è andato benissimo, il territorio ha avuto visibilità e lui pensa ai fiori? Chissenefrega.
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