Non e´ il primo a riprendere il fenomeno ne il primo ad essere nostalgico del vecchio
negozio di dischi di quartiere dove l´anziano proprietario o il giovane commesso
ne sapevano piu´ di una rivista specializzata, cosa che adesso, nei megastore Virgin,
Feltrinelli, Mondadori o Ricordi non esiste piu´.
Perche´? Il motivo e´ semplice: la globalizzazione ha livellato e raso al suolo tutto cio´
che c´era di tradizionale - spesso sinonimo di competenza e qualita´ - con commessi e sales
assistant poco preparati per via del rapido turnover con cui queste mega compagnie
fagocitano personale riciclandolo alla velocita´ della luce, il tutto a discapito della preparazione
e competenza di quest´ultimi.
Adesso c´e´ la generazione di iTunes, del download illegale, di eMule che fa di questi
megastore soltanto un luogo di ritrovo in stile ´mall´ (shopping center) americano, dove
i teenager di oggi si ritrovano perche´ fa cool e dove scorazzano tra i rack pieni di musica
che non ascolteranno mai e dove i commessi controllano sul terminale al reparto
jazz lo spelling corretto di Wes Montgomery perche´ non sanno neanche di cosa si tratti!
Cosi´ la pensa anche Claudio Trotta di Barley Arts che, nella lettera riportata di seguito,
ammonisce il problema ed elogia il ´Record Store Day´ che si terra´ il 19 Aprile prossimo.
"C´era un tempo dove andare in un negozio di dischi era uno dei miei
passatempi preferiti.
Lo facevo spesso e ci passavo anche un paio d´ ore. Andavo al Discobolo in
via Vodice e ci trovavo Massimo Bonelli che mi consigliava dischi rock.
Andavo da Buscemi e trovavo un commesso con la barba di cui purtroppo non
ricordo il nome che mi introduceva ai maestri del jazz e Mario il
proprietario che mi parlava del folk inglese. Andavo da Carù e scoprivo la
musica roots americana e tanti cantautori seminali e magari sconosciuti.
E grazie a queste persone scoprivo nuovi mondi, nuovi generi musicali,gruppi
ed artisti fondamentali: i Jefferson Airplane, Jimi Hendrix, Charlie
Parker, Miles Davis, i Pentangle, Jessie Colin Young, il cool jazz, il be bop, il
folk revival, l´hard rock, il blues, la musica etnica e così via.
Il 19 aprile si celebra nel mondo il giorno di salvaguardia dei negozi di
dischi i cui proprietari, i cui commessi, quando preparati ed
appassionati, sono veri e propri operatori culturali, diffusori di buona
musica e di informazioni utili.
Salviamoli frequentandoli con attenzione e passione e compriamo i dischi da
loro anche se certe volte costano un po´ di più di quanto li vende la grande
distribuzione.
Il sovraprezzo è giustificato e motivato e ha un ruolo sociale utile a non
omologare e globalizzare tutto, anche le emozioni."
Claudio Trotta
www.recordstoreday.com
(E.C.)
(17/04/08) |