A quindici anni dalla loro formazione i Mambassa pubblicano il loro quinto album di studio, a confermare la loro importante posizione nello scenario del rock indipendente italiano. Ecco cosa ci ha raccontato di “LP” la penna e la voce della band piemontese, Stefano Sardo.
Sono passati 6 anni dall´uscita del vostro quarto album “Mambassa”. Nel frattempo cos´è successo, perché avete deciso di fermarvi e come mai avete scelto di tornare?
“Il fatto è che dopo gli ultimi concerti nel 2006 erano più di 10 anni che suonavamo assieme, ed eravamo arrivati allo stremo: abbiamo deciso di staccare un po´ e dedicarci alle nostre vite, anche perché non riuscivamo a campare solo di musica. E´ comunque vero che, anche se per un po´ abbiamo lasciato le cose ferme, non ci siamo mai sciolti realmente e siamo rimasti in contatto; già da subito, nel 2007, abbiamo iniziato a ritrovarci per scrivere e registrare nuove canzoni”.
Alla vostra formazione storica ora si è aggiunto in pianta stabile Fulvio Bosco, un tastierista. Questa novità ha cambiato il vostro modo di scrivere?
“L´arrivo di Fulvio ha cambiato le cose non tanto a livello di composizione quanto di arrangiamento, perché il pianoforte offre chiaramente molte più possibilità non solo armoniche ma anche di suono. Da quando c´è lui direi che lavoriamo molto di più sull´idea base della canzone per ricreare il suono come l´abbiamo in testa, mentre prima l´arrangiamento avveniva in maniera più istintiva, da band”.
Come è nato questo nuovo “LP”, e in che modo avete composto la tracklist del disco?
“Per fortuna ci è stato dato modo di prendere noi tutte le decisioni e abbiamo avuto molto tempo per lavorare a questo disco, scegliendo solamente i brani che resistevano meglio ai tanti ascolti che ne abbiamo fatto. Ci sono alcune canzoni buone che sono rimaste fuori, ma siamo partiti con l´idea di fare un album che ci piacesse e non con l´obiettivo di avere un disco pieno di singoli... Anche perché dopo tanto tempo avevamo veramente voglia di fare quello che ci andava! Poi al massimo in un secondo momento faremo uscire qualcos´altro”.
Prestando attenzione ai testi delle canzoni ci si accorge di come abbiano tutte un tema comune: qual è il fil rouge del disco?
“In generale l´argomento affrontato è quasi sempre quello della solitudine intesa nel senso più generale del termine, ovvero la solitudine del genere umano che nella nostra epoca sembra essere estremamente connesso al suo interno mentre in realtà gli individui sono sempre più soli. Persino la musica, con l´avvento dell´iPod e di tutti gli altri dispositivi per ascoltare musica in cuffia, è diventata in qualche modo una funzione di solitudine, non più di condivisione. Tutto questo comunque non è stato totalmente voluto, perché il mio modo di scrivere le liriche è a volte pre-conscio, molto vicino all´idea di flusso di coscienza, c´è molto materiale quasi psicanalitico”.
C´è una canzone che, personalmente, preferisci?
“La mia preferita è La pioggia di settembre. Sento che ha tutti gli accenti nel posto giusto, è una canzone di cui mi stupisco positivamente tutte le volte che l´ascolto”.
Parliamo di Casting, che è arrivata ben prima dell´album anche se non è il primo singolo ufficiale.
“Si tratta di un brano sul quale volevamo sviluppare qualcosa anche prima che il disco fosse pronto, e che sapevamo già sarebbe stato inserito nell´album anche prima di completarlo. Come canzone ha delle frequenze molto originali, quasi minimaliste, ed è scritta interamente dall´inizio alla fine, senza nemmeno un ritornello. Il testo riesce a raccontare una situazione molto personale in cui però moltissime persone si possono ritrovare, cioè quando si sente di giocare un ruolo minore nella propria vita, di non essere riusciti a fare le scelte che potevano portarci dove volevamo, oppure che queste scelte non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di farle. E affronta tutto questo con la metafora del ruolo dell´attore, cosa che ci ha portato ad affrontare nel video il tema della crisi della cultura e dello spettacolo, che nel nostro Paese subiscono continuamente dei tagli”.
Invece come mai avete scelto come primo singolo Nostalgia del futuro?
“Abbiamo preferito così perché è un brano molto diretto e dal sound ben riconoscibile, dalla struttura immediatamente comprensibile, anche se non credo sia il brano perfetto per fare da ambasciatore per questo disco perché ha un sound non troppo nostro, non perfettamente in linea con le altre canzoni, ma che però mi ricorda molto la musica con cui siamo cresciuti”.
web: www.mambassa.com
Alberto Lepri
(02 novembre 2010) |