Dopo aver fatto già parlare di sé con un rincorrersi di apprezzamenti sul Web grazie al loro sound che mescola le influenze del pop anni ´80 più raffinato a quella vena di malinconia tipica della loro città natale, Manchester, gli Hurts (al secolo Adam Anderson e Theo Hutchcraft) si presentano al grande pubblico con il loro album di debutto “Happiness”. Per sapere qualcosa di più su questo nuovo fenomeno musicale abbiamo incontrato telefonicamente Adam: ecco cosa ci ha raccontato.
Per cominciare, una domanda molto semplice ma necessaria nel caso di un gruppo emergente come voi: perché avete scelto di chiamarvi Hurts?
“Esistono due storie al riguardo, una storia lunga e una corta: sinceramente preferisco raccontarti quella corta. Il motivo principale è che suonava bene, e ci piaceva com´era scritto, come figurava sulla copertina e sulle locandine. E l´altro motivo è che in fondo tutti quanti noi siamo stati feriti da qualcuno, almeno una volta nella vita”.
A proposito, mi ha colpito molto anche il titolo che avete dato a questo vostro debut album, “Happiness”, che contrasta con il vostro nome e con la vostra immagine, molto scura e dark.
“Abbiamo scelto quel titolo perché crediamo che sia una cosa che tutti possono capire. E´ un qualcosa che ha a che fare con la ricerca della felicità, che è quello a cui credo che ogni essere umano aspiri, e con cui tutti posso entrare in sintonia. Quando abbiamo iniziato a lavorare al disco per noi era un periodo molto buio, ma poi col tempo le cose sono andate sempre meglio e nonostante ciò continuiamo comunque a cercare la felicità in ogni modo”.
C´è sul disco una canzone a cui ti senti particolarmente legato?
“Non saprei... Però mi piace molto Evelyn. E´ una delle prime canzoni che abbiamo scritto ma poi l´abbiamo abbandonata per quasi un anno prima di riprenderla in mano: il fatto è che è stata lasciata ferma così tanto che tempo che poi riscoprendola si è trasformata in qualcosa di diverso e di bellissimo, mi piace molto il lavoro che abbiamo fatto con quel brano”.
Devo dire che, ascoltando il vostro album, sono rimasto stupito: ci sono canzoni molto diverse e sonorità che contrastano molto con l´idea che ci si fa di voi in base alla vostra immagine, da cui ci si aspetterebbe soprattutto un riferimento ai Depeche Mode.
“Non vogliamo essere un gruppo deprimente, e al di là della nostra immagine seriosa non siamo due persone così scure e le nostre influenze musicali sono tantissime e molto diverse, e convogliano tutte nella nostra musica. Come ti ho detto, le nostre vite sono cambiate parecchio nei 16 mesi in cui abbiamo registrato ´Happiness´ e nell´ultimo anno siamo riusciti ad uscire da un periodo difficile. Credo che anche questo abbia dato una varietà al disco, anche se per esempio The Water è una delle ultime canzoni che abbiamo scritto ed è molto dark, ma l´abbiamo composta a Goteborg e magari è stata influenzata dalla città”.
So infatti che durante lo scorso anno avete girato molto, e siete stati per un periodo anche in Germania e in Italia. Qual´è la città che vi ha influenzato di più nel comporre?
“A dire il vero non credo che ce ne sia una in particolare, ogni paese ti dà qualcosa di diverso. Certo, per la nostra musica la Germania è stata molto influente, ma lo è stata sicuramente anche Italia. C´è poi da dire però che uno dei pezzi secondo me più rappresentativi del disco è Wonderful Life, che abbiamo scritto a Manchester. In realtà con il cuore non abbiamo mai lasciato la nostra città”.
Che cos´ha di particolare Manchester da produrre tanta musica dalle tonalità scure? Voglio dire, voi siete gli ultimi arrivati di una lunga serie di gruppi mancuniani dallo stile dark, solo per citarne alcuni Joy Division, The Smiths, New Order...
“Beh, di sicuro è una città molto grigia e quindi promuove un certo stato di melanconia: per questo ne sono usciti personaggi come i The Smiths o i Joy Division... Per i New Order invece il discorso è un po´ diverso perché negli anni ´70 era una città veramente deprimente. Ora invece non è una città deprimente come si potrebbe pensare, è solo malinconica, grigia, e piove molto. Musicalmente è comunque sempre stata una città molto viva e ambiziosa perché Manchester soffre da sempre il fatto di essere al secondo posto dietro Londra, e i musicisti che vengono da lì sanno che se vuoi realizzarti devi fare qualcosa di ambizioso e di abbastanza elevato da poter essere all´altezza di Londra”.
Siete all´inizio del vostro percorso musicale, e vi aspettano certamente tantissime cose: se poteste esprimere il desiderio di collaborare con qualcuno, chiunque, chi scegliereste?
“Se potessimo scegliere direi Prince, ma temo che non succederà mai... Oppure sarebbe bello se David Lynch realizzasse un video per noi, ma ho paura che anche questo non accadrà mai!”
Scusami ma sono veramente stupito: come mai Prince? Ascoltandovi non avrei mai detto che il suo nome sarebbe potuto saltare fuori durante questa intervista...
“E invece Prince è l´artista che in assoluto ci ha unito, il punto in comune tra me e Theo. Ha influenzato molto la nostra musica, soprattutto nelle melodie; un´altra grande ispirazione sono poi stati i Depeche Mode, ovviamente, ma anche tante cose molto più recenti. In genere siamo attratti da quel tipo di musica pop che ha una sua individualità, e che è poi quello che cerchiamo di fare anche noi”.
Ancora prima del vostro debutto ufficiale siete stati inseriti fra i primi posti della BBC Sound of 2010, la classifica degli artisti da seguire durante l´anno. Cosa vi aspettate quindi dalla pubblicazione di “Happiness”?
“Veramente non ci importa molto essere giudicati, e non abbiamo grandissime aspettative per quanto riguarda il disco. Più che altro quello che speriamo è, ora che l´hype iniziale è passato, che sia la musica a parlare e che alla gente piaccia, che si riconosca in quello facciamo”.
web: www.informationhurts.com
Alberto Lepri
(01 ottobre 2010) |