Se andate di fretta non fatelo, non pensateci nemmeno. Intervistare Morgan, o almeno tentare di farlo, vuol dire rincorrere a braccia aperte una chimera, crogiolarsi nella più pura delle illusioni, sudare un intero guardaroba di camicie e fare incetta di integratori vitaminici e caffè (anche se la caffeina non rientra nelle vostre abitudinarie priorità). Vuol dire, inoltre, annullare impegni personali per andare incontro ai suoi innumerevoli cambi d´orologio e di umore, attendere minuti che si trasformano in ore e, ahimè, in giorni. Vuol dire – infine? - ricordare, seppur con dolore, il motto del fu Luca Dirisio, il quale cantava, con aggressiva determinazione, “ci vuole Calmaesanguefreddo”. L´esperienza insegna (andate a pescare dal vostro archivio il n.30 di Beat, Luglio/Agosto 2008) ma la speranza, fortunatamente, ravviva l´animo e credevo che almeno stavolta la dea bendata sarebbe stata dalla mia parte giornalistica... No. C´è da riconoscere, però, un margine di miglioramento: dalle due settimane di attese e ripensamenti ai “soli” due giorni di altrettanti inghippi. Ma bando alla ciance, la voce di Morgan richiama attenzione e l´occasione è da prendere a morsi.
Se non ci sono obiezioni partirei da X-Factor...
“... sto mangiando”.
Bene, il nutrimento prima di tutto. Quest´anno nello show...
“... volevo prima scusarmi per il ritardo”.
Grazie, ma ora ce l´abbiamo fatta e...
“... però sono un uomo impegnato, quindi non si poteva fare altrimenti”.
Ok. X-Factor seconda edizione: su cosa hai puntato quest´anno come giudice?
“Con la mia categoria, gli Over 25, sono stato piuttosto fortunato. Sono arrivato alle ultime puntate con gente di altissimo livello, sono saltate fuori personalità molto forti come quelle di Mattero, Noemi, Laura. Quest´anno ho puntato sulla squadra, sullo spirito di gruppo, una strategia che per i fini della vittoria del programma può sembrare poco utile, dato che alla fine ad X-Factor c´è un solo vero vincitore. Ma anche qui io la vedo diversamente: la vera vittoria di X-Factor è l´escursione musicale. Ci sono ragazzi che non sono professionisti e che devono quindi ricavare esperienza dal nostro insegnamento, imparare il più possibile. Non ho puntato sul cavallo di razza, ma sul divertimento, la collaborazione, la visione aperta delle cose”.
Chi è che se l´è giocata male?
“Enrico. Quando durante un confessionale ha detto ´io sono il migliore´ la gente non ha percepito la sua ironia e quella battuta gli ha segato le gambe. Questo è pur sempre un programma dove è la gente che vota, bisogna stare attenti. Scusa ma devo rispondere al cellulare”.
Un´interruzione l´avevo messa in conto, non ci sono problemi. Uno, però, ne sorge quando Morgan mi chiede il nome della zona dove si trova l´albergo in cui risiede.
Mi concedi un vuoto di memoria?
“Sì, ho appena chiuso la telefonata. Era la mia ragazza”.
Quindi confermi la tua relazione con Maddalena Corvaglia?
“Sì, sono sette anni che non sono fidanzato ed è tutto molto strano”.
Ti lascio la privacy. Qual è il personaggio che ti ha colpito maggiormente?
“Laura. Ha una bellissima voce, una personalità timida. Una molto, molto misurata che non se la tira, una che canta bene ma che vuole imparare. Io la noto subito la differenza di uno che affronta la musica con umiltà ed uno che invece neanche ci pensa. Mi piace prima pensare alla persona e poi al musicista, la persona è il terreno dove si poggia l´anima musicale. Puoi anche avere del talento ma se non hai la giusta intelligenza non vai da nessuna parte. E questo vale anche in tutti gli altri campi artistici”.
Mara Maionchi e Simona Ventura neanche quest´anno sembravano pensarla come te.
“Che palle questo fatto dell´incapacità di vivere il dibattito, la discussione. Il polemos è importante altrimenti non ci sono le scintille. Cerco di cogliere l´occasione del dibattito perché da spettatore vorrei vedere questo”.
Il polemos non è mancato ma cosa avresti voluto per questa seconda edizione?
“Meno consapevolezza da parte dei concorrenti. Hanno già visto cosa succede dopo, l´entusiasmo non manca ma aumenta la competitività. Questa cosa non deve esserci tra di loro e per fortuna non ce n´è stata più di tanto. Gli autori li hanno divisi apposta nei loft, ognuno per squadra, ma come si è visto non è servito a nulla. Non abbiamo avuto tempo per fare quelle cazzate lì perché abbiamo a cuore la bontà di quello che facciamo”.
Ami X-Factor, ma hai detto che non ci avresti mai partecipato.
“Non lo so, vengo da un´altra epoca. A quindici anni guardavo Saranno Famosi, il telefilm. Una scuola di musica, danza, mi piaceva. Ho sempre avuto la possibilità di fare musica e grazie alla televisione la faccio anche in maniera diversa. Il mio libero arbitrio è merito della luminosità di alcuni personaggi al vertice della rete (RaiDue, ndr). Gente televisiva, che prova, sperimenta, si appassiona. Gente molto presente ma non per dettare regole, quanto per partecipare: a volte sono proprio loro a dire dagli questa canzone, prova con quest´altra. Puoi chiamarmi fra dieci minuti?”.
Perché?
“Devo fare questa telefonata urgentissima, dai richiamami tu, giuro che rispondo”.
Come dicevamo all´inizio? Calmaesanguefreddo. Un bel respiro e dieci minuti passano come un soffio. Tanto, dopo aver aspettato due giorni la pazienza è allenatissima
Di X-Factor ne abbiamo parlato abbastanza. Ora addentriamoci nella tua di musica: presentami “Italian Songbook vol.1”, il tuo ultimo album.
“Il disco è una domanda che mi sono posto. Ho notato che negli anni 50-60 la musica italiana era apprezzata da grandi star come Elvis Presley e Tom Jones e quindi mi sono chiesto che differenza ci fosse con quella di oggi, come mai interessa più quello che facciamo? Il problema ovviamente siamo noi, non siamo stati capaci di stare al passo, in ogni campo abbiamo perso colpi. Anche i politici sono legati alla nostra incapacità di competere, pur essendo un popolo intelligente. Non viviamo le situazioni, spesso e volentieri non siamo neanche cittadini...”.
Ritorniamo alla musica.
“Sì. Al di là di questo come ti dicevo c´è stata in certi anni l´età dell´oro della musica italiana: Modugno, Endrigo, Paoli, Gaber, Jannacci, Tenco, De André, Lauzi. Grandi autori che hanno scritto cose che molto spesso sono usciti dai nostri confini. Scavando nel passato ho visto che alcune canzoni hanno avuto anche una vita internazionale e ´Italian Songbook´ è proprio questo: un canzoniere dove trovano posto i pezzi che sono diventati importanti a livello mondiale”.
Ecco quindi il perché di due versioni dello stesso brano, in italiano e in inglese.
“Esatto, volevo una tracklist speculare. Ma il successo della canzone non c´entra. Ci sono pezzi come Il mio mondo (il primo singolo estratto, ndr) di Umberto Bindi che con la versione in inglese, You´re My World di Cilla Black è diventato un cult. Ma trova spazio anche Il cielo in una stanza che nella versione inglese di Mina, This World We Love In, è stato un flop”.
Questo è il volume numero uno, quindi s´ipotizza che ce ne saranno altri.
“Già, una storia eterna. Voglio arrivare al punto in cui si presenti il volume n.13 o n.14, voglio che tutti abbiano la propria collezione. Sto già incidendo La musica è finita di Califano che Robert Plant tradusse senza fortuna, ma voglio sottolineare che qua e là ci sono anche degli inediti”.
Due pezzi strumentali, due invenzioni per orchestra d´archi.
“Non solo. Alcune composizioni non avevano la versione in inglese. E allora? L´ho fatta io, vedi Someone will come back che è la traduzione di Qualcuno tornerà di Piero Ciampi. Che artista sfortunato, il pubblico non l´ha capito”.
“Voglio cercare la comunicazione col pubblico, più che la perfezione della performance”.
“L´ha detta lui?”.
No, riprendo una tua citazione per allacciarmi ai live. Pare che durante uno dei tuoi ultimi concerti tu abbia cantato Pippo non lo sa, Romagna mia ed altry medley nazional popolari con il pubblico in delirio. Ma le recensioni non lo erano altrettanto.
“E allora? Chi ha scritto queste recensioni evidentemente non ha una grande cultura musicale perché si dia il caso che Pippo non lo sa è un meraviglioso pezzo fascista, quando la canto mi viene in mente la faccia di Berlusconi. Ma poi chi è che scrive queste cose? Non mi conosce, io sono quello di sempre, anzi, ancora più libero”.
Giorgio Albertazzi, maestro del teatro italiano, ti ha definito “una meravigliosa maschera” e ha lanciato l´idea di fare un programma con te.
“Lo so e ne sono onorato. Vorrebbe creare una gara di versi, una competizione poetica e visto che la cultura è una delle mie debolezze...”.
Credi che al pubblico possa interessare uno show del genere?
“Il pubblico non vede l´ora di vedere e ascoltare queste cose”.
Quindi al bando il “popolo bue” iconizzato dalla tua collega, Simona Ventura.
“Non è una definizione che amo. Ma con lei è carino anche questo: scazziamo, facciamo la pace. È una che sta al gioco”.
Anche tu. Durante una performance ad X-Factor avete iniziato a ballare e... Pare che sia scivolata una mano sul suo fondoschiena.
“Che ci vuoi fare, la carne è debole e non ho resistito. Va bene ti saluto”.
Di già?
“Ma è un´ora che parliamo!”.
In realtà no, ma concedimi un´ultima domanda. È vero che durante il tempo libero ti cimenti con l´uncinetto?
“No, ma sono sicuro che saprei fare anche quello. E comunque io il tempo libero non-ce-l´ho (scandisce bene la frase, ndr)”.
Un tempo che rispecchia alla perfezione il suo proprietario: perennemente occupato.
“Sì, occupato come un cesso (ride, ndr)”.
Ride Morgan, e di gusto. E sarà colpa della caffeina, del pizzico di nervosismo o della concreta realizzazione di aver compiuto un impresa incredibile, non lo so: eppure rido anch´io.
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