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| FEEDER | |||||||||||||||
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| SAN SIRO 21 LUGLIO ... PUSHING THE FEEDER! | |||||||||||||||
| Ma non era a Natale che si diventa tutti più buoni? Nossignori. C’è chi buono lo è tutto l’anno, anche d’estate quando ci sono 35 gradi sotto il sole cocente e l’asfalto traspira canicola a manetta, come ci è capitato di constatare con i Feeder. Visto? Non vogliamo propinarvi i soliti e strainflazionati U2, la cui bontà e dedizione a cause umanitarie terzomondiste è ormai storia quotidiana, ma raccontarvi la storia silenziosa dei Feeder. Che abbiamo incontrato in occasione proprio del doppio concerto-evento degli U2 a Milano (20 e 21 luglio), di cui i Feeder (assieme agli Ash) erano supporter d’eccezione. Una piacevole ed interessante chiacchierata con il cantante Grant Nicholas tra zanzare e calura, parlando soprattutto di Grandi Occasioni e Buone Cause, ossia quello che è il presente della band, dopo il successo dell'album "Pushing the senses". Bé, non capita tutti i giorni di ritrovarsi sullo stesso palco degli U2. che sensazione si prova a dividere le luci della ribalta con Bono? E’ una grande emozione, è inutile negarlo. E stare sullo stesso palco degli U2, per di più in occasione di un tour evento come il Vertigo 2005 è indubbiamente una grande occasione per farsi vedere e farsi conoscere anche da chi prima di allora non ti aveva nemmeno sentito nominare. Abbiamo fatto tour con REM, e Coldplay, ed anche in Giappone, ma un’emozione come quella provata ieri sera non ci era ancora capitata. Come è capitata a voi questa “Grande Occasione”? Siamo fan degli U2 sin da ragazzini, quindi la grande occasione è stata doppia, sia dal punto di vista professionale che personale. Tutti gli accordi sono stati presi dai relativi agenti, ma gira una leggenda, che a noi piace pensar vera, che sia stata la moglie di Bono a convincerlo a reclutarci per il tour; lei è una grande fan della nostra musica, dicono … Pensate che ci sia qualcosa in comune tra il sound dei Feeder ed il sound degli U2? Suona molto blasfemo paragonarci agli U2 … ad ogni modo sì, credo che abbiamo in comune con gli U2 la stessa linea melodica, la ricerca di un’armonia di fondo su cui costruire il pezzo. E com’è Bono giù dal palcoscenico? Siete riusciti ad incontrarlo? Sì, lo abbiamo incrociato dietro le quinte ed è una persona molto semplice e alla mano. Uno dice, sei Bono e ti puoi permettere di fare tutti i capricci del mondo che tanto nessuno ti direbbe mai nulla, invece no, lui è rimasto coi piedi per terra, rispettoso anche di una band in confronto minore come siamo noi. Ed è molto simpatico e scherzoso, cosa che sul palco secondo me non traspare troppo. Cosa ne pensate della location del concerto, San Siro? E’ uno degli stadi più grandi che abbia mai visto! Ieri sera ci saranno state non so, 50, 60mila persone, e non capita tutti i giorni ai Feeder di suonare davanti a platee così sconfinate. E poi il palco, le luci, ieri sera hanno effettuato le riprese per il DVD live degli U2, era tutto perfetto, c’era persino Michael Stipe! So che siete una band impegnata, anche se il vostro impegno fa meno rumore di quello degli U2. ci raccontate la vostra “prima linea”? Abbiamo recentemente partecipato al Live 8 ad Edimburgo, al Murrayfield Stadium, e poi il Natale scorso abbiamo registrato anche noi “Do they know it’s Christmas?” per il Band Aid. E poi siamo attivi nel sostegno di War Child, l’associazione benefica che aiuta i bambini di tutto il mondo vittime della guerra. E vedo che indossi anche il braccialetto di Make Poverty History. Cosa ne pensi invece dello scandalo uscito poco tempo fa legato proprio a questi braccialetti? Che è una vergogna. Ma che resta comunque un segno forte, ed un aiuto concreto a MPH. Pensi davvero che la musica possa concretamente aiutare a cambiare il mondo? Forse non lo cambierà in un botto solo, ma se ci sono persone come Bono, e come tanti altri, che ti aprono gli occhi su problemi e questioni che, altrimenti, difficilmente avresti mai preso in considerazione perché sei a casa tua e stai bene, allora ben vengano. Forse non convinceremo 60mila persone ad interessarsi e a reagire, ma qualcuna sì. Le grandi vittorie si costruiscono a piccoli passi. Trovi sia una sorta di dovere morale per un musicista parlare al proprio pubblico dei problemi del mondo? No, non è un dovere. Queste cose te le devi sentire dentro, crederci tu per primo, se no nessuno ti ascolterà mai. Però è vero che la musica e il successo ci offrono un canale preferenziale di enorme importanza, abbiamo la possibilità di parlare non solo ad amici e parenti, ma a migliaia di persone; e se credi un qualcosa sarebbe davvero un peccato sprecare questa opportunità. Incontri senza gratuiti proselitismi come questi non capita di farne molti. Ed è stato un vero piacere! Elisa Bellintani 1 agosto 2005 |
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