Mondo Marcio si racconta il giorno dell´uscita del suo ultimo album, La freschezza del Marcio.

Intanto, bentornato.
Grazie mille.

Era il 2006 quando sei apparso sulla scena musicale un po´ più mainstream con Dentro alla scatola. Con La freschezza del Marcio sei al tuo settimo album in studio. Cosa è cambiato in questi dieci anni di vita e di carriera?
Ciò che è cambiato è il fattore fisiologico nel senso che gli album che ho tirato fuori sono delle fotografie di quello che sono io al momento. Quindi a sedici anni c´era un tipo di foto e adesso c´è n´è un altro, a sedici anni c´era molta rabbia adolescenziale e, quindi, quando ho fatto Dentro alla scatola c´era quel tipo di rabbia adolescenziale che conosciamo tutti. Adesso, invece, a trent´anni ti dico che l´attitudine è rimasta la stessa ma gli stimoli sono altri: c´è un altro tipo di fame, fame di fare qualcosa di nuovo che manca un po´ sulla scena. 

Raccontami de La freschezza del Marcio. Un album registrato tra Milano, Londra e New York.
Quello che ho fatto è cercare un tipo di musica che si era un po´ persa e mi riferisco alla musica suonata, la musica live. Ho girato molto, e in particolare modo fuori dall´Italia, come hai detto tu tra Milano, Londra, New York e anche Los Angeles e sono andato a riscoprire la musica suonata dai musicisti. Perché non serve necessariamente il cantante famoso per andare alto in classifica. Quello che ho cercato e che ho trovato sono dei musicisti che sapessero suonare e sapessero stare in studio. Tante canzoni sono nate proprio così: da alcune jam session in studio. Per quanto riguarda il messaggio, se un messaggio ci vogliamo trovare, è il fatto di essere onesti. La freschezza del Marcio è un titolo che significa "il bello di essere se stessi, con tutti i propri difetti, con il fatto di mettersi a nudo e mostrarsi per come si è veramente".

Quanto il rap anglofono ha influenzato lo stile del disco e, in generale, del tuo modo di fare musica?
Diciamo che il modo di fare il disco è stato influenzato da una serie di cose, non solo dal rap americano. C´è anche quello ma la maggior parte delle influenze arrivano da qualsiasi tipo di musica. Per esempio l´anno scorso, è uscito il disco che ho fatto con Mina (Nella bocca della tigre, nda): l´influenza di Mina io ce l´ho sempre avuta sin da bambino soltanto che è uscita solo l´anno scorso. Ecco, in questo disco di influenze ne sono uscite tante proprio perché ero stanco di lavorare solo su una parte di me. Quindi è uscita una parte rock (avuta sin da quando da ragazzino andavo a pagare al concerto dei Green Day), è uscita la parte soul (genere che, crescendo, ho davvero divorato) e via dicendo. Tanti modi di fare musica che hanno modellato il mio modo di esprimermi. Poi, che il disco sia in chiave rap, quello è un linguaggio, uno strumento per esprimere meglio la mia creatività. Quello che faccio io è musica, non si tratta di rap, ma di musica.

Che storie hai deciso di raccontare con i tuoi nuovi pezzi?
Le storie sono le mie, sono storie molto umane, sono storie che riguardano la parte sentimentale che ho fatto uscire molto di più rispetto agli altri dischi proprio per il fatto di cui ti ho parlato prima, ossia il non aver paura di dimostrarsi vulnerabile. Per esempio, un pezzo come Piatti rotti parla proprio di questo, un pezzo come Questo cuore queste stelle parla proprio di questo. Quindi, ecco, c´è molta naturalezza, molta freschezza, molta onestà nei messaggi delle canzoni.

Il primo singolo (che prende il nome dall´album) sta avendo successo, così come i due video che hai lanciato (del singolo e del pezzo Un altro giorno). Cosa ti aspetti dal tuo nuovo lavoro?
In realtà non so mai cosa aspettarmi. Io cerco di fare bene il mio lavoro. Mi piace l´idea di aver fatto un video ironico e di aver fatto una canzone con un sound molto fresco e molto pulito perché quello è un po´ lo stile del disco.

Qual è lo stato di salute del rap italiano in questo momento?
Il rap in Italia, secondo me, gode di ottima salute. C´è stata sicuramente un po´ di selezione all´ingresso dato che nel 2012/2013 il rap è andato tantissimo, anche troppo, tant´è che è scoppiato proprio un certo fenomeno rap che ha visto andar di moda non i rapper ma proprio il genere.

D´altronde, il tuo disco ha visto la collaborazione di tanti tuoi colleghi..
Sì, e sono state tutte collaborazioni che non sono nate con lo scopo necessario di uscire dallo studio con un pezzo. Dietro queste collaborazioni c´è un rapporto. A volte è contato di più il fatto di trovarsi in studio insieme, essere ispirati, ascoltar della musica, ecc. Poi è capitato che siano nati anche dei pezzi ma quello che è contato è stato il viaggio, non il risultato.

Progetti futuri? Ti vedremo in giro?
Progetti futuri, tanti. Adesso, intanto, sto cercando di far sentire il disco a più persone possibili. Questo tipo di chiacchiere, così come ho fatto oggi con te, andrà avanti per un pochino, poi avrò gli instore nelle principali città d´Italia e, verso maggio, conto di fare tanti live in tante piazze, in tanti festival, in tanti raduni. Quello che farò vedere nei miei concerti sarà la vera parte live quindi il basso, quindi la chitarra, quindi le tastiere, quindi le coriste. Che è poi l´impostazione che ho dato all´intero disco. Sarà un tour suonato, molto suonato.

Matteo D´Amico
11 marzo 2016