A poco meno di un mese dall’inizio del Festival. Conosciamo il primo giovane in gara. Filippo Maria Fanti, in arte Irama.

Irama chi è?

Irama significa ritmo in malese. Irama sono io, ho scelto quel nome verso i miei tredici anni. Mi sono avvicinato alla musica da sempre, dapprima ascoltando i grandi cantautori italiani. Tra i miei riferimenti Guccini e De Andrè su tutti e non serve nemmeno spiegare il perchè. Ho scritto la prima canzone a sette anni, a tredici ho iniziato a gareggiare in freestyle con la mia crew. Man mano però prendevo forma e davo vita a loop cantati sul beat. L’incontro con Giulio Nenna ha definito le mie orme musicali. E’ stata come una fusione tra generi e stili, in armonia tra loro.

Cosa si prova a sapere che a breve sarai sul palco dell’Ariston?

È un’occasione enorme e un’emozione grandissima. Non vedo l’ora di salire su quel palco e dare il via al mio percorso artistico. Non vedo l’ora di divertire gli ascoltatori e divertirmi.

La cosa che mi ha stupita di primo impatto è che a un testo forte si contrappone forse un’immagine più dolce. Come nasce Cosa resterà?

Era un momento molto difficile per me, pieno di emozioni e sentimenti contrastanti. E’ stato un flusso diretto. Mi sono messo a nudo Ho raccontato della mia verità. In quel caso è nato dopo quel periodo difficile, ogni canzone che comporrà il disco è un percorso a sé e ognuno può interpretarla a suo modo ascoltandola.

E’ rimasto qualcosa? E cosa?

E’ rimasto il palco del Festival, la possibilità di partecipare alla gara tra i Giovani. Del lato più intimo invece lo scriverò tra i brani dei miei dischi, sono i miei testi che lo provano come dice Cosà resterà.

Canti anche che la vita non è un film, non c’è lieto fine, nessun colpo di scena. Che consapevolezza hai riguardo ciò che ti circonda?

Quella frase l’ho scritta per un motivo. La vita è fatta di alti e bassi e non è come in un film dove c’è un happy ending, la vita è costellata da sensazioni e periodi contrastanti, bisogna saperli prendere, capirli e raccontare.

Non sei nuovo nel genere, sul palco si è visto questa formula vedi Nesli. Per il tipo di testo invece ascoltandoti, mi è tornato alla mente il Fabrizio Moro di Pensa con il suo inciso molto veloce.

Non mi piace esser paragonato. Penso che ogni artista abbia la sua sfumatura.

Stai lavorando al disco?

Questo disco andrà ascoltato, ci sarà un aspetto molto più da cantautore e poi entreranno strofe crude e dirette per lasciar spaio a ritornelli più pop.

Sei l’artista è più apprezzato per il brano che presenti e forse il più temuto. C’è qualcosa che temi o qualcuno, perché comunque il festival è una competizione?

Non temo nessuno. E’ una competizione è vero, ma il salirò su quel palco solo ed esclusivamente per far ascoltare a più persone possibili la mia canzone. Sono con i piedi a terra, so che devo lavorare molto e che, essendo giovane, ho ancora tantissimo da dimostrare. Vediamo come va, io darò il massimo.

Un artista di riferimento e perché?

Italiano, Guccini e De Andrè.

Internazionale Stromae. Amo follemente Stromae è geniale, è riuscito a portare la musica francese a livello internazionale, prendendo le tradizioni e trasformandole in qualcosa di nuovo e fresco. Personaggio fantastico e lo stimo tantissimo.

Testo di Elena Rebecca Odelli