Francesco Silvestri è questo, prendere o lasciare, un ragazzo dalla semplicità disarmante. Una canzone di Passione Maledetta, certificato oggi Doppio Platino, risuona nelle mie orecchie per tutta l’intervista. Francesco, appunto, il brano che meglio descrive chi è e cosa lo ha portato ad essere il frontman dei Modà. Una band che volente o nolente, è sempre stata bistrattata dalla critica musicale, facilmente oggetto di scherno o a cui è stato spesso recriminata l’onta delle Tre radio, firmando con Ultrasuoni. Eppure, per contro, il pubblico, non ha mai abbandonato i ragazzi. Un pubblico che è cresciuto con loro e li ha seguiti da Erba, all’Indian Sallon, quando in radio i Modà non passavano ma facevano i “pienoni” di club. Non ho voluto toccare con Francesco, aka Kekko, questo scollamento tra critica e pubblico, per via di una semplice considerazione. Una radio può trasmettere un pezzo mille volte eppure questo non garantisce l’acquisto del brano. Dare per scontato l’opposto significherebbe considerare ogni fruitore musicale un’ameba senza raziocinio. Io grazie a dio, continuo a credere nella libertà di scelta, nella libertà di dire se una cosa non mi piace non la compro, non la mangio, non la vivo e non l’ascolto. Penso che questa stessa libertà sia la forza dei Modà

La vostra storia musicale inizia nel lontano 2004. Non siete una band neofita. Dal 2004 a oggi cosa hai capito dei Modà?

Il valore di una band non è solo legato alla capacità dei musicisti o del cantante, ma al rispetto reciproco e dei ruoli che ognuno occupa. Credo che siamo davvero una famiglia, oltre che amici. I Modà non nascono in maniera facile, ma da un percorso, molto complicato. Rimanere uniti in quei momenti e riuscire a raggiungere i nostri obiettivi, mi ha fatto capire che i valori musicali contano e non contano. In realtà, ciò che è importante è essere uniti.

Avrei aggiunto la coerenza, che non è una cosa così scontata.

Anche la scelta di esser sempre con contratto legati a etichette indipendenti, oltre che per musica proposta e modo di porsi, è sinonimo della nostra coerenza.

Quello che si percepisce da questo disco è che Passione Maledetta arriva alla gente in modo diretto come i Modà di Favola e di Nuvole di Rock, ma arriva anche quello che i Modà sono oggi. C’è un disco molto più musicale.

Quando si parla di percorso di maturazione, si pensa sempre che un artista debba inserire qualche archibugio elettronico o distaccarsi dal suo iter producendo brani dai testi complessi. La nostra maturazione, il nostro esperimento è stato il cercare di portare il suono del disco a quella che è la nostra dimensione live. Per quanto riguarda i testi, ho 38 anni, è ovvio che Favola sia diversa da Stella Cadente ad esempio, eppure il mio modo di vedere la vita è rimasto uguale a quello di quattordici anni fa. La gente cresce con noi. Vedo ancora in transenna dei fan che ci seguono dai primissimi live e ogni volta mi commuovo nel trovarmeli lì. Gente che veniva a vederci all’Indian Saloon, è successo a Sansiro con alcuni ragazzi di Erba. Gli ho riconosciuti uno ad uno e mi veniva da piangere dalla gioia, quando me li sono trovati lì di fronte. Questo significa, che parlo nello stesso modo in cui parlano loro. Quando tutto questo non ci sarà più sarò pronto a dare dell’autocritica, o quando ciò che faccio non mi piacerà più farò un passo indietro. Mi ritengo una persona fortunata, ho avuto il dono della voce e sono riuscito a realizzare i miei sogni, se vedo che non ho più nulla da dire, io farò altro, aprirò la mia taverna del capitano

Qual è il brano che è stato più difficile da scrivere e /o suonare?

Da suonare sicuramente Passione Maledetta per i cambi di tempo al suo interno, è un 4/4 suonato shuffle. Io non sono questo grande musicista, sono l’orecchista. Per il testo, Francesco, perché ho dovuto guardarmi dentro, fare un bilancio tra i consigli e le paure dei miei genitori con quelli che darò io a Gioia. Il testo più facile Un Viaggio perché avevo voglia di scriverlo, è nato di pancia. Quando sono partito avevo una faccia dentro e fuori diversa da quando sono tornato. Volevo far sapere a tutti che ero guarito.

Elena Rebecca Odelli