Ne sono passati di anni da Ramda e Mokoondi e Adam Pierce si dimostra ad ogni appuntamento uno dei più bravi compositori sulla piazza.
I Mice Parade non sono un suo distillato, ma dal suo estro trovano costantemente fonte d´ispirazione. Fa sempre piacere ascoltarli perchè sai che con loro nulla è perduto. Rivive nel collettivo quella veemenza anarchica e profanatrice che liberò dal ghetto esserini del calibro di Tortoise, Labradford e Mogwai. Certo da più di dieci anni a questa parte il vecchio Adam è cambiato, ma in meglio e potete contarci, come quando si sorseggia un buon Chianti invecchiato. Oltre a diventare un vero e proprio punto di riferimento per molti altri artisti, ha dato il via a una serie di sperimentazioni a largo raggio.
Ad esempio Obrigado Saudade aderì a un post-rock con dissonanze acustiche, in Bem-vinda vontade i ritmi diventati islandesi snaturarono l´elettronica DIY per poi rimescolarla nel finale. Per chi volesse sorseggiare un bicchiere d´acqua senza aggiunta di cloro è consigliato l´acquisto di What It Means to Be Left-Handed del 2010 o in generale le ultime uscite così robuste e gagliarde come l´omonimo del 2007. Appresso, quando meno te lo aspetti esce questo stupendo candela, prodotto dalla Fat Cat records (di cui Adam è presidente).
Per chi li conosce già, allora la storia è più facile da digerire e quindi l´ascolto di queste 11 tracce sarà lieto e gradevole. Oltre alla sopracitata scena post-rock di primogenitura, i Mice Parade hanno col tempo popolato il loro habitat naturale con alt-country, tropicalismi e mex. Una formula di world music largamente intesa dove trovano ospitalità anche ritmi di flamenco e jazz sinuosi e fiabeschi. Un melting pot riuscitissimo che fa da cicatrice distintiva del moniker. Venendo al nocciolo della questione, candela graffia come un ghepardo nel miombo, disturbato dagli umani nella cattura della preda.
A tratti invece solletica come un felino rabbonito alle prese con il proprio metro quadrato domestico. La condensa world è tenuta vivida tenacemente e il brano più rappresentativo è pretending (con sottotitolo in chill house), la cui diretta armonia rimescola ulteriormente il caos tinteggiando sulla vocalità errebì, un corredo celtic folk con preziose poliritmie di Pierce.
Altre tracce che aggiungono al già detto, di sicuro look see dream me, esempio di funk girato house devoto a un Elbee Bad e la lunita ha crecido dove Anna Valtsdutti (mùm) sfodera il rap più alt pop che ci possa essere. Contessa sprigiona la crema: acido lisergico con epilogo rock adulto, che non ha paura di solcare oceani o di morire nel deserto. Ciò che rimane è un crossover matematico teso a consolidare questi lunghi 15 anni fatti di piroette, indagini a 180 gradi, diramazioni e convulsioni. Currents, this river has a tide e listen hear glide dear sono scale di post-rock arricchite, ma gradatamente annacquate per dare spazio a un futuro sui generis.
Direi che ormai il progetto di Pierce è un altro affare rispetto a quel mondo. Un´esperienza che ha avuto il merito di storicizzare il concetto di opera musicale popolare e di reinterpretare, in un periodo di crisi della stessa, il rock generalmente inteso. Come ha appreso un altro gruppo magnetico, che nasce proprio da quella stagione fortunata, come i Godspeed you!black Emperor, ben altri sono gli orizzonti su cui focalizzare l´attenzione.
Ben altri gli obiettivi futuri per Pierce e comitiva e quindi buona fortuna e buon viaggio ai Mice Parade e al loro decimo parto sonoro.
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