La title-track suggerisce una svolta rispetto ai due album precedenti, ma è solo parziale (prevedibile, se si sforna un CD ogni 8 mesi): spiccano le ballate, dove la sua voce spazia in altezza e intensità, mentre i pezzi mid tempo, presenti in maggior numero rispetto ai precedenti lavori, risultano meno convincenti (escluso Libero); i testi restano banalotti e melensi, dove imperano “cuore e amore”, mentre il tema onnipresente è sempre quello dei sentimenti e delle relazioni, meglio se sfortunate (unico sussulto in Non c’è più: “sarà che accanto al nome mio c’è l’aggettivo stronzo e non si leva più”). Possibile che un ragazzo di 20 anni canti solo di questo? La noia affiora spontanea, mentre manca un pezzo veramente forte che le radio possano adottare. Acerba anche la prova di autore/traduttore nel pezzo che dà il titolo al disco. Tutto da buttare? No. Intanto il talento indiscutibile di interprete di Valerio: la sua voce si è arricchita di maggiori sfumature, oltre a essere credibile nei due pezzi in inglese (soprattutto If I Were Made For You); vi è data maggior attenzione al sound e agli arrangiamenti, meno scontati e dal gusto più internazionale. Alla prossima: bravura e impegno non gli fanno difetto.