Suonano un po´ come i cavalieri della parola perduta, che alla giostra della canzone pop mettono in campo armi affilate e da mlti dimenticate quali intelligenza e sostanza. I veronesi Farabrutto con le parole giocano, le muovono malleabili come giambi di un sonetto e adattano il rock in forma d´amor cortese, in singolar tenzone contro la volgarità pressapochista di molta produzione di casa nostra. Sapere antico e tematiche moderne, anzi, contemporanee, che accarezzano il malessere e le difficoltà del quotidiano; sembrano filastrocche branduardiane da tanto sono incalzanti ed ipnotiche. Merce rara, lisergica e potente, abbacinante nel suo essere spontaneamente chic; una band fuori dal comune.
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