Immaginatevi gli Afterhours. E stop. Non è che ci sia molto altro da dire: la voce è quella, al limite dellŽimitazione o della parodia; quelli sono i toni dei testi; quelle le sonorità, gli arrangiamenti, le strutture. Basta ascoltare la traccia dŽapertura Cedere per chiedersi se ci si trovi davanti ad un citazionismo esasperato o al disco di inediti di unŽex tribute band. In ogni caso per un album dŽesordio le premesse sono troppo deludenti dal momento che le capacità di scrittura, per quanto manieristiche, ci sono: si spera che in futuro la band bolognese trovi la propria via fuori dallŽabusato cliché del rock alternative italiano, marcato ancora di più dalla produzione di Paolo Benvegnù. |