Dopo che molti hanno tradito, approdando verso lidi più sicuri e – diciamolo – un po’ meno inflazionati, si è di parecchio diradata la folla di aspiranti shoegazers, e di conseguenza il materiale interessante salta all’occhio più rapidamente. È questo il caso dei The Pains Of Being Pure At Heart, il quartetto guidato Peggy e Kip, come i più noti Raveonettes ragazzo e ragazza, il gruppo indie che sta facendo tanto parlare di sé per via di quella freschezza e di quell’immediatezza che dovrebbero essere congeniali alle entità alternative, ma che ormai sono anche questi divenuti merce rara. Gli elementi distintivi del genere ci sono tutti, qui, compresi i riferimenti (Jesus & Mary Chain, ovviamente, su tutti) e le atmosfere distorte e al contempo melodiose, oscure e luminose, a cavallo tra strutturazione pop e ricerca d’elite. Gli ottimi testi e i brillanti giochi di parole bilanciano una tappezzeria sonora altrimenti un po’ prevedibile, il che non toglie però il fatto che questo sia un disco che valga la pena ascoltare. Se al fatidico play vi sembrerà di avere di fronte la Londra di pieni anni ’90 siete finiti fuori strada (nostalgica): i ragazzi arrivano dritti da New York City.