Proprio quando sembrava che la carriera dei The Black Heart Procession fosse ormai avviata irreversibilmente verso le sonorità più cupe e dark, ecco che i Nostri ci sorprendono con un album in cui il rinnovamento stilistico è assai rilevante. Innanzi tutto, finalmente hanno avuto la compiacenza di dare un titolo all'album. I lavori precedenti, emulando un po' gli Zeppelin, erano identificati da una semplice cifra, 1, 2, 3. "Amore Del Tropico" è, invece, un titolo singolare e curioso, soprattutto per il fatto che è in italiano, probabilmente una specie di omaggio che il cantante, Pall Jenkins, ha voluto fare ai suoi avi italiani. Fin dalla prima vera traccia "Tropics Of Love" (l'iniziale "The End Of Love" è solo un diversivo ludico), risulta evidente che i BHP stiano attraversando un periodo di illuminata ispirazione. Forse, è proprio questa l'origine dell'ipotizzata svolta stilistica, un ritrovato vigore creativo, la piena consapevolezza di un talento che finalmente è messo a nudo in tutto il suo splendore. "Amore del Tropico" è un album ricco di colori e sfumature. Ricercato negli arrangiamenti e nella cura dei suoni, mai così tanta attenzione negli album precedenti. Dalla bossanova sofferente di "Tropics Of Love" alla psichedelia narcotica di "The Visitor", dall'esperimento soul di "A Cry For Your Love" all'insolita solarità rock di "Did You Wonder", i BHP ribadiscono, facendo un passo avanti, il loro inquieto concetto sonoro fatto di folk, blues e atmosfere noir alla Nick Cave. Quelle atmosfere decadenti tramite le quali i BHP raccontano un'America ai margini, malata e decadente, degli amori perversi e delle speranze perdute, la stessa America raccontata da Michael Moore e David Linch. Un album di rara bellezza, vivamente consigliato agli amanti delle atmosfere oscure e più in generale della buona musica.
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