I Maximo Park sono l’ultima novità da Newcastle, e sono in un certo senso la summa del cliché del made in England: Brit-pop, grintosi, insoddisfatti, malinconici. Con un asso nella manica però che non tutti possono vantare: sintonia immediata con chi ascolta. Sound assolutamente fresh, accattivante, che non ti molla un attimo: accelerazioni e decelerazioni costanti, brusche impennate, morbide virate, rettilinei panoramici. Il tutto per riuscire in un’impresa titanica: farvi muovere al ritmo di delusioni ed indecisioni, dance is the answer. Tutto questo è “A certain trigger”, e i Maximo Park vogliono essere la miccia che vi accenderà. Con cotanto biglietto da visita, viene da domandarsi se i nostri ce la faranno a darci lo sconquassone di cui tanto predicano. Cd in, play, sentiamo … Traccia 1, “Signal and sign”; si attacca con una percussione trascinante, chitarre importanti e una voce sontuosa che fa capire da subito di sapere il fatto suo; e il testo che fa da contrasto: “I’d like to meet her, but sh won’t save me”. Intrigante come inizio. Traccia 2, “Apply some pressure”: un vortice frenetico dove la voce e le chitarre si rincorrono senza mai capire chi sta in testa; “What it happens when you lose everything? You just start again, you start all over again”: per favore, nessuno si pianga addosso, c’è sempre una luce in fondo al tunnel. Parte alla Doors “Graffiti”, segue il surrogato d’amore “Postcard of a painting”: “pictured me with you, but you couldn’t do it”, c’è sempre qualcosa che non va, e c’è sempre una chitarra che scandisce il tormento e la reazione. Se ancora non vi siete scossi, ci penserà “Limassol”, clang clang, e se siete di quelli senza speranza inchiodati coi piedi, c’è la vostra ultima possibilità: “The coast is always changing”; tastierino stuzzicante e ritmica scherzoso-infettiva, e quell’accento adorabile di Paul. Colpo di coda con “The night I lost my head”, ricordo di una serata un pò troppo alcolica con tanto di donna della propria vita incontrata per caso e perduta, e “All over the shop”, filastrocca delirante che è una summa di ritmi serrati alternati con naturalezza ad inchiodate di silenzio. Poi c’è l’outsider, “Acrobat”; bellissima, dolce-amarognola, diversa da tutto il percorso sonoro di “A certain trigger”, aerea, dal colorito elettronico: non sono un acrobata, non posso fare i salti mortali per te, perdo l’equilibrio e cado. Che mazzata azzeccata … Lo scossone c’è stato. Il colpo di fulmine pure. E chi lo leva più dal player … |