Diciamo la verità: con quel nome lì, O’Halloran, ti verrebbe quasi pensare di avere a che fare con un irlandese ubriaco. Un hooligan, forse. Un casinista, in ogni caso. Naso rosso e voglia di menare le mani. Beh, niente di più sbagliato. Perché innanzitutto Dustin è californiano. Poi ha trovato l’America in Italia. E infine, quello che suona è semplicemente meraviglioso. Magari non adatto per tutti i palati, e fra poco spiegheremo perché. Ma dalle sue mani di presunto avvinazzato, escono solo note capaci di esaltare il cuore. Già visto in azione e resosi interessante con i Devics, la band di cui fa parte e con la quale nel 2003 è venuto ad incidere in Toscana “The Stars at Saint Andrea”, lavoro di buon indie rock, Dustin concepisce un nuovo lavoro, il suo primo solista, che già nel titolo spiega chiaramente le proprie modalità. “Piano Solos”. La bellezza sta nel fatto che in queste dodici composizione, niente e nulla sfugge al controllo di una calma eterea, di una pace serena che copre e avvolge tutto come spirito dal cielo.
Seduto davanti al suo pianoforte, infatti, O’Halloran allinea delicate composizioni che ricordano, fidatevi, il meglio di Satie, la lentezza dilaniante di Gorecki, le composizioni più rilassate, ma che trasudano sogno, di un genio come Craig Armstrong. Affondando le mani nella semplicità, Dustin crea così un universo di pace alla portata di tutti, sequenze di note che sono perfette soundtrack per un tramonto toscano (anche questo suo lavoro solista è registrato in Italia) che illumina dolci colline.
Niente a che fare col rock, chiaramente. E chi cerca le esplorazioni indie dei Devics, qui non le troverà di certo. Ma solo un lavoro in cui esprimere con la musica qualcosa che forse è inesprimibile a parole. Perché qui ci sono crepitii di note che sciolgono il cuore, c’è una bellezza che avanza ad ogni accordo, ad ogni scelta di tasti. C’è la volontà di poggiare le mani e lasciarsi andare, chiudere gli occhi e sognare.
Ed una volta tanto, a poco vale segnalare questa o quella canzone. Al di là dei titoli simili, la verità è che “Piano Solos” è lavoro che va ascoltato in sequenza, così com’è. Abbandonandoci completamente a queste nuvole passeggere di clamorosa bellezza, e lasciando per un attimo che il nostro mondo si fermi mentre tutto là fuori continuerà a correre frenetico. Splendido. |